Il libro edito da Bollati Boringhieri si intitola 'Porcospini digitali': il tanatologo e filosofo racconta come sono cambiate le nostre abitudini online e offline con il Covid

La pandemia ci ha costretti a stare lontani nella realtà ma sempre più vicini online. Nella vita, ma anche nella morte: funerali online, tombe con i QR Code, elaborazione del lutto sui social. Sono questi i grandi temi alla base del libro ‘Porcospini digitali. Vivere e mai morire online’ di Davide Sisto, edito recentemente da Bollati Boringhieri, che sarà presentato martedì a Torino alle 18.30 alla libreria Libra. Una vita sempre più segnata dall’uso della tecnologia, che invade anche il mondo del lutto e della morte. Non a caso l’autore del libro è un tanatologo.

“I social sono luoghi che aiutano a parlare pubblicamente di dolore, morte e lutto, dunque contribuiscono al ritorno del discorso del fine vita nella società e sono stati molto usati con la pandemia” dice Sisto. “Pensiamo agli hashtag come Grieftok su Tik Tok a partire dai quali gli utenti del popolare social media interpretano pubblicamente il dolore provato per una perdita. I fenomeni come i funerali in streaming, le tombe con QR code o i programmi di AI per una nuova forma di conservazione della memoria rientrano nel processo della digitalizzazione del nostro modo di vivere” racconta. E sono destinati a rimanere anche oltre la pandemia. “Se pensiamo all’iniziativa della Church of England – racconta il tanatologo torinese – intenta a mappare digitalmente quasi ventimila cimiteri sul territorio britannico per un lavoro che dovrebbe durare circa sette anni, possiamo capire bene dove andremo a parare: non esisterà più rito funebre tradizionale senza un collegamento più o meno sostanzioso con i riti personali e autonomi creati sui social”. Nei primi mesi del lockdown del 2020 molte aziende funerarie hanno virato verso la tecnologia: il funerale in streaming, prima appannaggio di una nicchia soprattutto nel mondo anglosassone, si è diffuso sempre più anche in Italia e in Europa. “I funerali in streaming saranno sempre più usati per le esigenze particolari dei singoli che non possono essere presenti in loco, la mappatura digitale dei cimiteri si diffonderà in tutto il mondo, la memoria dei nostri cari sarà arricchita dai contenuti condivisi online” racconta ancora il filosofo e tanatologo.

Insomma, la pandemia ha cambiato tutto: “Credo che il Covid abbia cambiato radicalmente il nostro modo di vivere offline e online nella maggior parte dei luoghi nel mondo. Prevedo che ci muoveremo sempre meno per lavoro, privilegiando lo smart working e rideterminando le caratteristiche dei nostri impegni quotidiani”. E a chi vuole resistere al cambiamento, Sisto risponde senza peli sulla lingua: “Credo che sia inutile negare il fatto che la pandemia ha rappresentato il passo decisivo verso un modo di essere umani nuovo e un modo altrettanto inedito di occupare il mondo. Fare i luddisti ha poco senso. Occorre seguire queste metamorfosi, cercando di limitare il più possibile le controindicazioni. Cosa più facile a dirsi che a farsi”. E’ qui che si inserisce il dilemma del porcospino di Schopenhauer: “Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si stringono vicini gli uni agli altri in modo che il calore reciproco eviti loro la morte per assideramento – spiega Sisto nel libro – Ma più i porcospini si avvicinano più percepiscono gli effetti deleteri delle reciproche spine che producono un dolore così lancinante da costringerli inevitabilmente ad allontanarsi l’uno dall’altro”. Solo dopo un po’ trovano una “moderata distanza reciproca” che gli permette di scaldarsi, senza farsi del male. Come a dire: occorre trovare l’equilibrio tra la nostra identità online e quella offline, occorre capire la giusta distanza tra le persone, ma anche tra persone e tecnologie.

Nel suo libro Sisto parla anche del vaiolo, prima che il vaiolo delle scimmie diventasse realtà. “Secondo me, tutto ciò che da adesso in poi ci capiterà andrà visto con la lente del porcospino digitale, intento a mediare in modalità nuove il problematico rapporto tra la vicinanza e la distanza. Il riferimento al vaiolo nel mio libro è però di stampo più ironico – spiega – Girava sui social, qualche mese fa, un meme che evidenziava l’invidia del vaiolo per non essere esistito nell’epoca dell’infodemia che ha caratterizzato il Covid su internet. Al di là dell’ironia un dato è chiaro: non è mai esistita pandemia nel corso della storia dell’umanità in cui sono state prodotte così tante informazioni in diretta, durante la sua evoluzione. Questa è stata la prima pandemia social della storia”. Starà agli storici del futuro, dice, studiare e giudicare questo periodo: a noi spetta viverlo, provando ad adeguarci alle abitudini che sono cambiate per sempre.

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