Il Presidente e fondatore Marco Durante racconta i traguardi raggiunti dall'Agenzia e le nuove sfide all'orizzonte

Per il gruppo LaPresse gli ultimi tre anni possono definirsi “l’epoca del sorpasso”. Ricordo ancora quando nella notte tra il 15 e il 16 novembre del 2019 disegnai questo progetto che chiamai “il sorpasso“.
Il fil rouge/obiettivo di questo sorpasso era diviso in due parti: uno in Italia, dove avremmo aumentato il numero di giornalisti, di dipendenti e delle sedi, e uno nel mondo, con l’apertura delle sedi nei punti strategici con i giornalisti e gli operatori in loco. Una filosofia di apertura e di velocità, con una visione dell’Italia come squadra vincente in un mondo aperto.

Le sedi che abbiamo aperto in Italia sono 11 e quelle nel mondo 16, pienamente connesse e operative in una rete globale della comunicazione. Il capitale umano, fondamentale per la crescita di questa Azienda, doveva essere ed è stato la nostra forza. Abbiamo assunto giornalisti, fotografi e video operatori in tutta Italia e in tutto il mondo. Nell’autunno del 2020, in piena pandemia, decisi di cambiare il direttore e chiamai Alessia Lautone come direttore dell’agenzia, figura professionale di alto livello, con un know-how strategico sulle agenzie di stampa. Avevo bisogno di una persona esperta di agenzie, cercavo una competenza specifica e in lei l’ho trovata.

Last but not least, Andrea Fossati, stimato e solido professionista, fa il suo ingresso in Agenzia come vice direttore generale e darà una marcia in più a LaPresse, in particolar modo nell’area commerciale, campo dove è inutile elencare le sue esperienze. Un partner straordinario come AP – entrambi ci consideriamo soci di un progetto globale unico – è il miglior testimonial di questa idea, che con il tempo va sempre di più a consolidarsi. LaPresse, in questi mesi difficili, ha fatto un grande lavoro di squadra, io credo molto nella squadra e non nei singoli fuoriclasse. Senza la squadra i singoli non possono fare nulla, la squadra è vincente.

La cosa più importante? Allenare la squadra a lavorare tutti insieme, con lo stesso obiettivo e soprattutto con la stessa determinazione ed emozione. Prova di questo, nella sede principale, abbiamo una palestra Tecnogym a disposizione di tutti i nostri dipendenti. LaPresse, in questi mesi, si è distinta nel panorama editoriale, sul testuale, sul fotografico e sulle videonews, che sono cresciute molto. La pandemia è stata dura per tutti, molti hanno chiuso, molti sono stati in cassa integrazione, la vita è stata difficile per tutti. In una mia intervista ho descritto la pandemia come la terza guerra mondiale. Il nostro unico e fondamentale alleato in questi due anni è stato Deloitte, senza di loro oggi non saremmo qua.

Deloitte ha aperto per noi tutte le sedi estere, ha lavorato in ogni paese per conto nostro a testa bassa. È grazie a loro se oggi possiamo dire di avere delle sedi operative vere nel mondo, tutte elencate nel nostro camerale di commercio. I numeri dicono che il sorpasso è avvenuto, ma non ci fermiamo: nei prossimi mesi LaPresse comunicherà almeno altre due novità di acquisizioni o di collaborazioni in grado di accelerare ulteriormente la corsa iniziata in quella famosa notte tra il 15 e il 16 novembre del 2019.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata