Tajani: "Necessario intervenire, c'era rischio forte per conti pubblici"

“Buona Pasqua, io starò col Superbonus, è la mia maledizione”. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ci scherza su, ma neanche tanto. All’indomani dell’annuncio di una nuova stretta – tramite decreto – sulla misura di sostegno all’edilizia, ci sono degli strascichi di cui tenere conto, soprattutto all’interno della maggioranza. Si materializzano in particolare nel pressing di Forza Italia, da sempre stata attenta a contemperare l’esigenza di tenere i conti sotto controllo con quella di non penalizzare le imprese del settore. Ma anche negli appelli che arrivano da parte degli amministratori locali dello stesso centrodestra, che chiedono di escludere dalla nuova norma le aree colpite dal sisma.

Tajani: “Necessario intervenire, c’era rischio forte per conti pubblici”

Che ci fosse un nuovo provvedimento sul Superbonus, ieri in Consiglio dei ministri, “noi lo abbiamo saputo a ridosso” della riunione, rivela a LaPresse il capogruppo azzurro alla Camera Paolo Barelli, che aggiunge: “Credo che al Mef si siano fatti i conti e siano preoccupati, perché penso ci sia un conto mensile di 10 miliardi, per cui lo Stato va in default”, ma “qualcosa di quello che ho visto” nel nuovo decreto legge “non va bene e andrà rettificato in conversione. Per esempio il fatto che si possa cedere il credito solo all’azienda diventa un problema”.”È chiaro a tutti che sono stati fatti degli errori al momento della prima scrittura della norma, errori che hanno generato problemi di cui oggi paghiamo il conto, fermo restando che bisognerebbe certificare con i numeri le entrate e non solo le uscite. Rimangono degli aspetti da chiarire e perfino da correggere in fase di conversione del decreto: per esempio sulla cessione o sugli immobili appartenenti a onlus o in zone terremotate”, aggiunge Erica Mazzetti, responsabile dipartimento lavori pubblici di FI. Mentre in serata arriva il sigillo del segretario Antonio Tajani: “Era necessario intervenire perché c’era un rischio forte per i conti pubblici” ma “il testo approvato dal Cdm può essere migliorato in Parlamento”, sentenzia, avanzando già due ipotesi di correttivi: “La seconda cessione del credito da parte del cittadino non soltanto all’azienda, ma poi anche alla banca” e “il bonus sismico dove si può passare dalla riduzione dal 110 al 90 a una riduzione dal 110 al 95”.

Difendono invece la nuova misura sia Fratelli d’Italia – “Viene finalmente posto un argine a questo sistema malato”, dice il capogruppo alla Camera Tommaso Foti – che Noi moderati con il leader Maurizio Lupi: “Ha fatto bene il governo a stoppare una misura iniqua”.

Insorge l’opposizione 

Polemiche le opposizioni. Il Movimento 5 Stelle boccia il nuovo decreto tout court, con la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone che accusa: “Il ministro Giorgetti parla di buchi di bilancio che però non vengono rilevati da osservatori nazionali o internazionali e infatti non c’è stata alcuna manovra correttiva per far quadrare i conti. I dati economici in realtà dicono altro e smentiscono il governo”. Altra preoccupazione riguarda le zone in ricostruzione a seguito di eventi sismici: “La notizia secondo cui il Mef si appresta a cancellare le misure di cessione del credito e sconto in fattura anche per le aree del sisma, ha generato un diffuso allarme presso le comunità colpite. Stamattina pertanto abbiamo presentato un’interrogazione urgente al Ministro Giorgetti, allo scopo di ottenere l’eventuale conferma e di conseguenza richiedere immediati correttivi”, annunciano Augusto Curti e Irene Manzi, deputati marchigiani del Pd. Ma il timore è condiviso anche dagli amministratori locali di centrodestra, come il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi e il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, che lanciano un appello per “mantenere gli incentivi previsti per i bonus edilizi nelle aree colpite dai terremoti 2009 e 2016-17 per non compromettere i processi di rinascita in atto”. Analoga richiesta arriva dalla Regione Lazio. Il governo – a quanto filtra – ci sta ragionando ma i margini per modifiche risultano molto stretti.

Ance: “No a stop brutale, ristrutturazioni post-sisma a rischio”

“In attesa del testo definitivo, la cosa che ci lascia davvero perplessi e preoccupati è la stretta sui bonus destinati alla ricostruzione legata al sisma. Per questo chiederemo una profonda riflessione al Governo e al Parlamento”, dice Federica Brancaccio, presidente dell’Associazione costruttori edili in un’intervista al Corriere della Sera.

Per la numero uno di Ance la scelta del governo è comprensibile “ma d’altra parte vorremmo tutti quanti, e lo dico come cittadina, avere chiarezza sui costi di queste misure. Mi chiedo, tra l’altro, se non sia successo qualcosa di nuovo per decidere di adottare un provvedimento così d’urgenza in Consiglio dei ministri. Se è vero che viene introdotto l’obbligo di segnalare l’inizio dei lavori si tratta di una cosa virtuosa, che abbiamo chiesto ripetutamente negli ultimi tre anni e che ritenevamo molto utile per monitorare i conti e tenerli sotto controllo”. Per quanto riguarda la ricostruzione post-sisma “sarebbe stato meglio trovare una soluzione condivisa. Serve una soluzione rispettosa dei conti del Paese, individuando un’alternativa allo stop brutale di queste misure. Il dato, ripeto, che più di altri ci preoccupa è quello sulla ricostruzione nelle regioni del centro Italia, dove i cittadini hanno subito una tragedia. Il rischio è che la ricostruzione si fermi, e quei lavori sono una priorità del Paese”. Alla domanda se avessero sentore di questa decisione del’esecutivo, risponde: “No assolutamente. È stato un fulmine a ciel sereno e non abbiamo avuto possibilità di condividere alcunché con il governo”.

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