Tecnici al lavoro per riformulare la proposta della Commissione che fissava un tetto a 275 euro al megawattora

Giornata cupa sul price cap al Consiglio Ue Energia. Ma dietro la coltre di malcontento si intravede la luce di un possibile accordo entro dicembre. La proposta della Commissione sul ‘meccanismo di correzione’ al mercato del Gas è piombata sul tavolo dei ministri europei provocando un blocco di tutti gli altri provvedimenti sull’Energia previsti per oggi. Prima dell’incontro, l’Italia e altri 14 paesi – 15 se si considera la Repubblica ceca che detiene la presidenza e non vota – si sono riuniti e hanno deciso la strategia: vincolare l’approvazione del pacchetto sull’accelerazione delle procedure delle rinnovabili e del pacchetto del 18 ottobre – quello sugli acquisti comuni di Gas, la piattaforma di solidarietà e l’indice complementare al Ttf – all’accordo su un nuovo price cap, più credibile e utile a calmierare i prezzi. I Ventisette hanno trovato l’intesa politica sui primi dossier ma hanno rimandato l’ok al momento in cui si sbloccherà il dossier sul price cap.

Pichetto: “Possibile accordo a dicembre”

 

La presidenza ceca del Consiglio Ue ha convocato per il 13 dicembre un altro Consiglio straordinario Energia, il quinto nel suo semestre, prima di quello ordinario previsto per il 19, la seconda chance in caso di fallimento. Sul tetto al prezzo del Gas “si è aperta una discussione molto positiva perché praticamente quasi tutti i paesi hanno dichiarato la disponibilità” ad arrivare a un accordo, ha affermato il ministro per la Transizione ecologica, Gilberto Pichetto, uscendo dall’incontro. Già da oggi i tecnici dei vari paesi sono al lavoro per riformulare la proposta della Commissione che fissava un tetto a 275 euro al megawattora da registrare sul Ttf per due settimane e uno spread con il mercato del Gnl di 58 euro negli ultimi 10 giorni di negoziazione prima della fine delle due settimane. La presidenza del Consiglio Ue si dice ottimista: lo champagne è stato messo in frigo, per dirla con il ministro ceco dell’Industria e del Commercio, Jozef Sìkela. “La discussione è stata piuttosto accesa – ha riferito – e sapete tutti che ci sono opinioni molto divergenti sul livello di tetto proposto dalla Commissione ma questo è stato un dibattito di apertura, che servirà da punto di partenza per l’accordo che vogliamo raggiungere a dicembre”.

Perfino la Germania, che pure avrebbe potuto apprezzare il price cap della Commissione formulato in modo tale da non essere mai applicato, ha ammesso che un tale meccanismo scontenta tutti e che non sarà mai approvato in questa forma. “Sono d’accordo sul fatto che ci debba essere un vero lavoro da fare, naturalmente un accordo è possibile entro i parametri fissati dal Consiglio europeo”, ha detto il segretario di Stato del ministero dell’Economia e dell’azione per il clima della Germania, Sven Giegold. Di fatto la posizione di Berlino, da sempre contraria al price cap, svela la chiave delle possibili modifiche al tetto prospettato dalla Commissione. “I capi di stato hanno concordato i principi di base. Non tutti questi principi sono pienamente sanciti nella proposta ma se lavoriamo a questo compromesso a livello di esperti, sono fiducioso che alla fine saremo d’accordo”, ha sottolineato. In effetti nel vertice Ue di ottobre i leader avevano chiesto “un corridoio dinamico” e dall’Esecutivo Ue è arrivato un meccanismo con un prezzo fisso, con alcune variabili dinamiche.

Dello stesso avviso è il governo spagnolo. “La mia impressione è che ci sia stata un’ampia maggioranza in seno al Consiglio per cui, per quanto riguarda la fissazione di un tetto al prezzo del Gas, si tratta di un riferimento dinamico e non statico”, ha osservato la ministra spagnola per la Transizione ecologica, Teresa Ribera, che ieri aveva definito la proposta della Commissione “una presa in giro”. Ora che è stata messa sul tavolo la proposta del price cap, sono i 15 paesi che da sempre ne invocano l’urgenza a condurre i giochi. A conti fatti, ci sarebbe anche la maggioranza qualificata (del 55% degli Stati membri che rappresentino almeno il 65% della popolazione) per modificare e approvare la proposta, ma l’intenzione dell’Ue è quella di uscire da questa crisi con un’immagine di unità e solidarietà, con tutti a bordo.

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