Il numero uno di Confindustria dal Meeting di Rimini: "Orlando pensa a punire le imprese"

Intervento di fuoco del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, parlando dal Meeting di Rimini. Tanti i temi toccati dal leader degli industriali che ha puntato il dito soprattutto contro i sindacati e contro il ministro del lavoro Andrea Orlando. I primi, secondo Bonomi, stanno commettendo “un grave errore” non sedendosi a un tavolo per aggiornare i protocolli di sicurezza sul covid stilati lo scorso anno.

“Sono rimasto molto perplesso dell’atteggiamento di molti corpi sociali. Ero convinto che sull’onda di quello che era stato un momento drammatico – forse qualcuno si è dimenticato degli oltre 128 mila morti nel nostro Paese – ci siamo saremmo seduti a un tavolo e avremmo tenuto insieme il Paese”, ha spiegato Bonomi facendo riferimento al mancato dialogo sul green pass e altre misure di sicurezza per la ripartenza delle imprese. “I mesi scorsi abbiamo costruito la via per quella ripresa economica fondamentale per tenere in piedi un Paese. Se vogliamo trattare i temi della transizione ecologica eccetera abbiamo bisogno di risorse. E la via economica è l’unica che ci può dare le risorse per un Paere che ha un debito monstre”, ha aggiunto. “Sono rimasto colpito da fatto che nel momento in cui ci si potesse di nuovo sedere a tavolo e dare delle risposte”, ha continuato ancora il numero uno di Confindustria che ha poi aggiunto “insieme a noi potevamo costruire quello che i nostri padri hanno costruito con la polio. Non abbiamo tempo da perdere”.

 “Sono pronto anche adesso ad accordarmi con i sindacati per un protocollo sui vaccini in azienda. Lo firmerei qui in diretta. I sindacati hanno fatto un grande errore quando si sono rifiutati di sedersi a un tavolo comune per dare al Paese un contributo per risolvere le incognite sanitarie”, ha detto inoltre Bonomi. “Il presidente Mattarella – ha ricordato – ha usato parole importanti, non scelte ha caso: ha parlato di ‘valorizzare i corpi sociali’ e di ‘dovere’. Il vaccino è un dovere e si dovrebbe ripetere l’operazione che fecero i nostri padri negli anni Sessanta per salvare migliaia di bambini dalla polio. Invece abbiamo fallito, e lo dico nonostante io fossi il più disponibile all’accordo”.

Altrettanto dura la stoccata al ministro Orlando. “Questo Paese non prende mai atto della realtà: cosa ha tenuto insieme il Paese durante la crisi? Le imprese manifatturiere, che hanno retto. Negli altri Paesi tutti avrebbero avuto un occhio di riguardo dicendo ‘è il mio asset più importante, lo devo proteggere’. Qui no: vediamo che Orlando e Todde pensano di colpire le imprese con un decreto sull’onda dell’emotività di due o tre casi che hanno ben altra origine”, ha commentato Bonomi secondo cui il Dl Todde-Orlando anti-delocalizzazione sarebbe “punitivo nei confronti dell’impresa”.

“Siamo tutti d’accordo che è brutto licenziare con WhatsApp, non è quello il metodo. E’ brutto licenziare. Ma nei primi 6 mesi dell’anno, lo ha detto Tridico, abbiamo assunto 400 mila persone in più in Italia, mentre si parlava di ‘valanga di licenziamenti’ e abbiamo acquisito un 4,8% di crescita del Pil, probabilmente sarà superiore. Stiamo investendo e mi si viene a dire: ‘Faremo questo provvedimento perché non c’è correttezza? Bene, caro Stato mi devi 58 miliardi, inizia a darmeli. Mi parli di chiusure? Non dovevi chiudere diverse partecipate pubbliche che costano a italiani diversi miliardi l’anno? Perché non lo fai? Perche sono ‘poltronifici’. Stato, correttezza per correttezza inizia a essere tu corretto”, incalza Bonomi.

Bonomi ha poi espresso preoccupazioni per l’autunno. “I distinguo dei partiti” sulle riforme “sono già iniziati. Sono molto preoccupato che l’azione del governo sulle riforme venga rallentata. Abbiamo posizioni molto differenti, ma abbiamo anche riforme importantissime da fare, che riguardano lo Stato, il mondo dell’economia, le persone. Temo che l’autunno possa essere un momento in cui l’azione del governo venga fermata e noi non ce lo possiamo permettere, sia rispetto agli impegni presi in Europa su fondi che ci arrivano, sia perché questa è un’occasione storica che non possiamo fallire se vogliamo, ribadisco, creare uno Stato moderno, efficiente e inclusivo”. 

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