L'ala dialogante del governo potrebbe trarre vantaggio da un dato negativo. Pensioni e reddito di cittadinanza, come potrebbe cambiare la legge di bilancio
Il calo del Pil (prima volta dal 2014) e l'aumento della disoccupazione potrebbero alla fine dare una mano all'ala dialogante del governo. Conte e Tria, infatti, entrambi impegnati al G20 di Buenos Aires, non hanno fatto una piega. Il premier ha risposto con il solito leit motiv: "Il Pil scende? Lo faremo risalire con la manovra" e ha confermato l'importanza della trattativa con la Ue.
Tria, invece, ne ha parlato nella notte (quando i dati Istat non erano ancora arrivati) ed è sembrato tutto attento alle cose da fare; le misure principali della manovra rimarranno, ha detto, ma "Bisogna lavorarci attorno" per arrivare ad una soluzione con la Commissione europea. Intanto, sempre stando a Tria, l'incontro con Moscovici "è stato molto cordiale. L'obiettivo è evitare la procedura di infrazione – ha spiegato Tria -. Le cose stanno andando avanti". Parole sostanzialmente confermate da Juncker: "Con l'Italia facciamo progressi". E, come si diceva, con il Pil che scende (0,9% al terzo trimestre e una flebile speranza di raggiungere l'1% quando l'obiettivo in manovra è l'1,2%) c'è poco da scherzare, soprattutto, non sarà facile che Juncker e Moscovici accettino solo piccoli spostamenti nel rapporto deficit/Pil. Da qui il ragionamento che, alla fine, l'ala dialogante del governo possa usare a suo favore un dato di per sé negativo ma che dimostra l'assoluta necessità di scendere a patti con Bruxelles.
Intanto, alla Camera (dove la legge di bilancio è in discussione nella V commissione), il passaggio in aula è slittato a martedì. Una delle questioni che, sotto sotto, si sta aprendo riguarda proprio gli eventuali cambiamenti. Cioé, se si arriva a un accordo con la Ue e la legge va cambiata di conseguenza, conviene approvarla così com'è alla Camera, modificarla al Senato e tornare a Montecitorio in terza lettura? O si provvede con un maxiemendamento sul quale, magari, porre la fducia e, se invece, si seguisse l'iter normale, quante volte il governo dovrà porre la fiducia? Il tutto tenendo conto che il bilancio (a meno di rischiare l'esercizio provvisorio) va approvato entro il 31 dicembre e che non è carino (recentemente non è stato mai fatto) approvare a colpi di fiducia il bilancio dello Stato.
Di Maio – Una risposta prova a darla Di Mao: "Il governo ha tutto il tempo di presentare gli emendamenti. L'obiettivo del governo è di evitare la procedura d'infrazione senza tradire gli italiani". E alla domanda se il rapporto deficit Pil verrà ridotto al 2%, risponde: "Non ci sono numerini sul tavolo". Poi il vicepremier attacca: "Il calo dello 0,1% del Pil significa che la manovra del governo precedente che non era espansiva, non ha funzionato. L'insipida manovra di Gentiloni non ha fatto ripartire l'economia nel 2018".E poi: "Nel 2019 l'economia ripartirà perché stiamo iniettando risorse fresche nell'economia".
Salvini – Una volta tanto, Matteo Salvini sembra quasi più prudente del dioscuro pentastellato: "Spero che a Bruxelles stiano guardando – ha detto a Sky Tg24 – e stiano capendo che stiamo facendo un lavoro serio" sulla manovra economica. Poi, però, Salvini ha parlato di reddito di cittadinanza e di pensioni. Sul reddito di cittadinanza ha detto una cosa che non sarà piaciuta molto a Di Maio: "In primavera" ha risposto alla domanda di chi gli chiedeva quando sarebbe entrato in vigore. Una bella differenza, rispetto a quota 100 (tema caro alla Lega) sul quale il leader leghista si è sporto molto in avanti: "Quota cento sarà operativa a febbraio. Ho chiesto di fare in modo che le prime uscite ci possano essere alla fine di febbraio". E Salvini è andato anche oltre ipotizzando che "quota 100" sia solo un passaggio della riforma della previdenza e che, a regime, si passi a "quota 41". Si andrebbe in pensione, cioé con 41 anni di contributi a qualunque età. Sarebbe questo il contenuto dell'emendamento alla legge di bilancio. Resterebbe quota 67 per la pensione di vecchiaia (che dovrebbe scattare dall'anno prossimo e restare fino al 2023 compatibilmente ai dati Istat sull'aspettativa di vita).
Tajani – Un avviso quasi accorato arriva dal presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani: "Cambiate finché siete in tempo, perché i capricci di due partiti di maggioranza rischiano di far pagare un prezzo altissimo ai cittadini italiani. Per prendere voti si chiede agli italiani di pagare tanto, tantissimo e questo è inaccettabile. Io mi auguro che si cominci a riflettere, ci si incominci a rendere conto, soprattutto fra gli esperti di economia dei due partiti di maggioranza che questa manovra va verso una direzione che provocherà danni enormi per questo Paese".
"Se vogliono cambiare – ha aggiunto Tajani – sono ancora in tempo per farlo. Noi siamo disposti a sostenerli, io sono disposto a fare tutto ciò che è possibile per difendere gli interessi dell'Italia anche a Bruxelles. Se non c'è nessun tentativo da parte del governo di trovare un accordo al di là di qualche tocco di cipria è difficile poter aiutare il nostro Paese". Secondo il presidente dell'Europarlamento, "è una questione di credibilità: un Paese che anche quando deve affrontare altre questioni, come quelle dell'immigrazione, sul global compact il primo ministro dice una cosa, il vice primo ministro ne dice un'altra, è difficile essere credibili ad un tavolo di trattative quando non c'è unità nel governo. Sulla manovra c'è unità ma non si capisce bene"
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