La Commissione Ue "continua a cercare un dialogo costruttivo con l'Italia" per raggiungere un accordo finale sulla manovra, ma vuole risposte entro lunedì 22 ottobre

Una deviazione senza precedenti nella storia. Non basta la cortesia istituzionale di Pierre Moscovici, che ha portato a mano al ministro Tria la lettera di risposta della commissione Ue al documento programmatico di Bilancio inviato dall'Italia lo scorso lunedì, a mitigare il significato del contenuto nella missiva. "Non è un giudizio", avvisa subito il commissario agli Affari Economici in un punto stampa a via XX Settembre tenuto insieme al padrone di casa, in cui richiamano più volte la necessità di un "dialogo costruttivo" in cui bisogna gestire il disaccordo " con sangue freddo, con intelligenza, nell'ambito delle regole comuni". E anzi Moscovici assicura che non "non ho un piano B, solo un piano A" ed è "restare insieme nella zona euro". Quindi "aspetterò pazientemente la risposta di Tria", che dovrà arrivare a Bruxelles entro lunedì 22 a mezzogiorno.

Nella missiva, firmata anche dal vicepresidente Valdis Dombrovskis, la commissione evidenzia che "i piani dell'Italia configurano una violazione grave e manifesta dalle raccomandazioni adottate dal Consiglio ai sensi del Patto di Stabilità e Crescita per il 2019, il che rappresenta motivo di seria preoccupazione". Inoltre, "sia il fatto che il Dpb preveda un'espansione fiscale prossima all'1% del PIL, ove il Consiglio ha invece raccomandato al Paese un miglioramento del suo saldo strutturale, sia l'entità della deviazione (una differenza di circa l'1,5% del PIL) non hanno precedenti nella storia del Patto di Stabilità e Crescita".

La manovra, così strutturata, non garantirebbe "il rispetto della regola di riduzione del debito". E ancora "vorremmo quindi chiederle di chiarire le ragioni per le quali l'opinione dell'UPB – che non ha validato le previsioni della manovra – non è stata presa in considerazione". Questi tre elementi, in definitiva, sembrerebbero configurare "un'inosservanza particolarmente grave degli obblighi di politica finanziaria definiti nel Patto di Stabilità e Crescita". "Riteniamo di dovere approfondire le nostre spiegazioni – è la replica a caldo di Tria – di far conoscere meglio alla commissione le riforme strutturali che porteremo avanti con la legge di bilancio e quindi di poter avvicinare speriamo le nostre posizioni". Quale sia la strada per farlo per Moscovici è chiaro: "Chiediamo al governo che la manovra si avvicini alle regole europee, perché non può restare al 2,4% di deficit e con uno scarto del deficit strutturale di un punto e mezzo. Questo non è possibile". I saldi di bilancio, ricorda però Tria, "sono stati approvati dal parlamento, che può fare "contributi migliorativi ma non si discutono i saldi approvati".

E a chiudere la porta alle richieste di Moscovici arriva il vicepremier Matteo Salvini: "per l'Italia decidono gli italiani, lasciateci lavorare, lasciateci restituire il diritto al lavoro, alle pensioni". E incalza: "In Europa vogliono un'Italia serva, precaria, impaurita, arrabbiata e disoccupata. Mi viene da pensare che in Europa abbiano bisogno di un'Italia in ginocchio per portarci via le ultime imprese". "Un paese come l'Italia non può accettare ultimatum dall'Ue", tuona l'altro vicepremier Luigi Di Maio. Toni ancora una volta alti, che si scontrano con l'appello di Moscovici a mantenere "un clima sereno, visto che stiamo facendo un discorso serio dobbiamo essere meticolosi e obiettivi, anche se ci sono visioni politiche diverse dobbiamo metterle da parte", è il ragionamento. Condiviso da Tria, secondo cui "il tono del dialogo tra il governo e la commissione, che è continuo, va avanti con i toni che vedete questa sera" al Mef. "Altra cosa – aggiunge – sono i toni del dibattito politico, esterni al dialogo che il governo porta avanti nel suo complesso". Insomma, mentre lo scontro politico va avanti le diplomazie sono all'opera. Ma il tempo stringe, ed entro lunedì bisognerà rispondere a Bruxelles.
 

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