Dombrovskis e Moscovici scrivono al ministro: "La Commissione è seriamente preoccupata" e raccomandano "di rispettare le regole fiscali"comuni". Il presidente della Commissione europea al vicepremier: "Spero non debba raccogliere un mucchio di macerie", la replica: "Incredibili minacce"
L'Europa stronca la Nota di aggiornamento al Def. In una lunga risposta alla lettera che Giovanni Tria aveva inviato a Bruxelles per presentarla, il vicepresidente della commissione Ue Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici riferiscono che la Commissione è "seriamente preoccupata" dalla decisione del governo italiano di "deviare significativamente dal percorso di bilancio indicato dal Consiglio". Raccomandano alle autorità italiane di rispettare le regole fiscali comuni e attendono di leggere i dettagli.
Il responsabile del Mef non solo non si dice preoccupato ("il pareggio di bilancio sarebbe il sogno di ogni ministro del Tesoro, ma i deficit fanno parte della prassi"), ma si professa ottimista. Spiegherà ancora a Bruxelles che questa manovra "consentirà di far scendere il rapporto debito/Pil di 4 punti percentuali nei prossimi 3 anni. Non è molto, ma è la prima volta che accade". Il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani, è convinto invece che la stima di crescita fatta dal governo italiano sia del tutto irrealizzabile: "Tutti gli indicatori danno lo 0,9%. Non si fanno Tav, Tap, Terzo Valico e Gronda. Dove sono gli investimenti?", chiede, proponendo di tagliare il cuneo fiscale invece di "regalare soldi".
La polemica del giorno però gira tutta attorno all'ennesimo scontro Juncker-Salvini. Al vicepremier italiano, che lo indica come il male dell'Europa, il presidente della Commissione europea non fa sconti e risponde con un misto di ironia e rassegnazione: "Spero che non finisca mai nella situazione di dover raccogliere un mucchio di macerie". Parole che il timoniere del Viminale non accetta: "Incredibili gli insulti e le minacce che ogni giorno arrivano da Bruxelles e dai burocrati europei". Le uniche macerie che vuole raccogliere il leader del Carroccio sono quelle del "bel sogno europeo" e si presenta come il volto della 'nuova Europa' che lui stesso si propone di costruire con il voto di maggio. Intanto il Pd sale sulle barricate con la nota di aggiornamento in mano.
Il candidato alle primarie Nicola Zingaretti per descriverne i contenuti usa un'immagine forte: "È come comprimere in una salsiccia tutto quello che soddisfa le pance dei loro elettori". Parla di una 'tassa' Salvini-Di Maio da 19 miliardi che gli italiani dovranno pagare nei prossimi anni. Poi commenta la tessera per gli acquisti con i fondi del reddito di cittadinanza dicendo: "Siamo passati da uno Stato liberare che non doveva impicciarsi dei fatti privati del cittadino a uno che decide cosa posso o non comprare. Siamo trattati come polli da allevamento", tuona, definendo umiliante l'obbligo a spendere i contributi entro la fine del mese. Orfini dà al governo dell'"incompetente" e del "bugiardo seriale" sulla retromarcia per le statalizzazioni: "Hanno detto per due mesi che bisogna tornare a statalizzare. Poi mettono nel Def 15 miliardi di proventi da nuove privatizzazioni. Che è esattamente il contrario". "Più oneri finanziari, meno export e via rallentando. Il tutto bilanciato da un improvviso balzo della crescita nel 2019", ironizza l'ex premier Paolo Gentiloni. Spera che i mercati "credano ai miracoli".
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