Milano, 22 mar. (LaPresse) – Pirelli è a maggioranza cinese. L’accordo con ChemChina è cosa fatta, il closing e l’addio alla Borsa dovrebbero concludersi entro l’estate. A quel punto Pirelli dovrà restare lontana da Piazza Affari almeno per 4 anni. Gli attuali azionisti di Camfin compresa Rosneft, saranno da oggi sempre in minoranza, potendo al massimo raggiungere il 49,9% del capitale. Marco Tronchetti Provera viene confermato a capo della nuova Pirelli, da cui saranno scorporati per confluire in Aeolus le attività legate ai pneumatici industriali, e la cui sede resterà Milano, servirà infatti una maggioranza del 90% perché ci si sposti dalla Bicocca, stesso discorso per la vendita del know how. “La partnership con un player globale come ChemChina, attraverso le sue controllate, rappresenta una grande opportunità per Pirelli. L’approccio al business e la visione strategica di Cnrc garantiscono lo sviluppo e la stabilità a Pirelli” ha detto in una nota il manager che dal 1992 guida la Pirelli e che ora lascia la proprietà ai 19esimo gruppo chimico al mondo, la 276esima società per valore, secondo Fortune. ChemChina è un gigante globale, Pirelli lo era per l’Italia.
L’operazione, i cui dettagli erano già emersi nei giorni scorsi, prevede che attraverso Cnrc, ChemChina prima acquisti il 26,193% di Pirelli detenuto da Camfin, e poi lanci un’Opa sulle azioni ordinarie e sulle risparmio. L’obiettivo è arrivare al 100%, e poi procedere con il delisting. Tutte queste operazioni vengono fatte ad un valore di 15 euro ad azione, con un premio del 28% sul valore medio negli ultimi sei mesi delle azioni Pirelli ordinarie. Un affare per gli azionisti fuori da Camfin, e ce ne sono di eccellenti come Mediobanca, i Benetton e la famiglia Malacalza che potranno aderire o meno all’Opa. Un capitolo a parte riguarda Rosneft, il cui 13% detenuto attraverso Camfin, diventerà una quota della newco ChemChina-Pirelli, compresa tra 12,6% e il 18% a seconda di quanto reinvestirà. Da chiarire invece cosa faranno Intesa Sanpaolo e Unicredit, che oggi detengono il 12% ognuna di Coinv che gestisce l’altro 50% di Camfin, quello non detenuto da Rosneft. Il restante 76% di Coinv è detenuto da Nuova Partecipazioni spa, al 52% della Marco Tronchetti Provera, e per il restante 48% suddiviso tra: 1,9% a Gwm Renewable Energy; 6% ad Alberto Pirelli; 6,2% all’ex presidente dell’Inter, Massimo Moratti; 11% a Carlo Acutis; 22,4% alla Fidim della famiglia Rovati.
Quanti di questi soci seguiranno la svolta cinese decisa da Marco Tronchetti Provera, e cosa faranno le banche e le famiglie della nobiltà finanziaria italiana, sarà il vero gossip finanziario di qui alla fine dell’estate. Poi tutto si cristallizzerà per 4 anni, quando poi forse Pirelli tornerà in Borsa. Di sicuro finisce un’era, un’epopea. Pirelli non era più a maggioranza italiana da molti anni, sia a livello finanziario che industriale, in Italia sono solo due gli impianti, a Bollate e Settimo Torinese. Ora diventa cinese, come Ansaldo Energia ed altri colossi della nostra industria. I capitali stranieri sono i benvenuti, ripetono le fonti governative, “ma bisogna guardare bene tutta l’operazione” ha ammonito venerdì il viceministro allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, quando i dettagli non erano ancora certi. Jianxin Ren, presidente di ChemChina, si è limitato a dire: “Siamo molto lieti dell’opportunità di diventare partner di Marco Tronchetti Provera e del suo team per continuare a costruire insieme un gruppo di portata mondiale e un leader del mercato nell’industria globale dei pneumatici”. Per domani, non si ha al momento notizia di cda ulteriori, dopo quello odierno di Camfin, o incontri con gli analisti finanziari.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata