Londra (Regno Unito), 6 nov. (LaPresse) – Creare una public company guidata da una lista di indipendenti, aggregando fondi stranieri e italiani e scalzare così Telco e “il quartierino” dal comando di Telecom. E’ questo il progetto di Marco Fossati, che attraverso la Findim detiene il 5% della compagnia di telefonia, e che oggi ha presentato agli analisti della City il suo piano. I loro giudizi dovranno convincere i fondi a seguire Fossati affinché sia presentata una lista per il cda che alla conta dell’assemblea batta i soci forti di Telco che oggi hanno il 22,3%. Tutto ciò se il cda decaderà per conflitto di interessi come chiesto dallo stesso Fossati. “Vediamo domani nel piano che sarà presentato al cda, cosa propongono” ha spiegato oggi Fossati. I contorni del piano di Marco Patuano sono però ben definiti, cessione di alcuni parti di Telecom per evitare un nuovo abbassamento del rating. “Ma così siamo alle solite” spiega il finanziere. Ecco allora il suo piano, che prevede oltre alla governance indipendente, il rinvio della cessione di Tim Brasile e una possibile alleanza con Gvt, sviluppo di partnership ed stop alle cessioni degli asset core, tra cui la rete. La società sarebbe poi divisa in tre business unit: mobile, fisso e servizi.

Nello specifico poi non viene escluso nulla, compresa la vendita delle torri di trasmissioni o un aumento di capitale, “anche se il mio piano non obbliga ad arrivare a questo punto”. Quello che conta per Fossati e sviluppare valore, “cosa che questo board non ha fatto negli ultimi 6 anni, e Telefonica era lì. Basta con lo spezzatino”. Ecco allora che si vuole dare voce all’85% degli azionisti di minoranza, modificando lo statuto e dando loro 12 posti su 15. “I nomi ci sono, e i problemi tecnici legati a questa operazione non mi spaventano. Servono persone qualificate. Basta con lo scempio delle vendite” spiega Fossati. Al centro dell’attuale impasse ci sarebbe il ruolo di Telefonica, che secondo Fossati, è venuta per comandare ed avrebbe obbligato gli altri soci di Telco, a cedere visti anche i loro problemi legati ai parametri finanziari di Basilea 3. Fossati auspica che in futuro, in questa nuova Telecom si parli meno di governance e più di manager capaci.

“Io credo a Letta quando dice che alla fine Telecom resterà italiana, io non mi oppongo a Telefonica, ma chiedo che sia onesta” aggiunge Fossati. “Io lascio spazio a Telefonica, se mi promette che in 3 anni porta il prezzo delle azioni a 1,7 euro ben venga, ma mi chiedo allora, perché gli altri soci di Telco vendono a 1,1 euro?” spiega il finanziere. Ma quanto vale realmente Telecom? “Solo la somma delle parti oggi il valore per azione è superiore agli 0,75 euro, il vero valore è di un euro. Lavorandoci in 2-3 anni, si può arrivare a 1,5 euro”. L’importante aggiunge Fossati, è che in Telecom “si faccia l’interesse di Telecom e non quello di Telefonica”. Duro poi l’attacco ai cosiddetti salottini della finanza italiana: “Hanno distrutto valore. Il sistema bancario non genera crescita, dove mettono mano speculano”.

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