Roma, 4 ott. (LaPresse) – Cade domani il primo anniversario dalla morte di Steve Jobs. I fan della Apple si preparano a celebrarlo mentre nel mondo si traccia il primo bilancio dell’era Tim Cook, l’uomo che ha preso il comando della mela morsicata dopo la sua scomparsa. Dal punto di vista sostanziale, un anno dopo la fine di Jobs non molto è cambiato. La società continua a mietere grandi successi: il nuovo iPhone 5 ha riscosso ancora una volta il gradimento di folle di consumatori che si sono accalcati agli Apple Store per aggiudicarsi per primi l’ultimissima versione del melafonino a prezzi che partono da oltre 700 euro e arrivano a sfiorare i 1000. Fenomeno, quello delle nottate passate davanti ai negozi di elettronica, che è sbarcato per la prima volta anche in Italia, con i consumatori a farsi le foto (col vecchio cellulare) insieme al nuovo acquisto.

In Cina le condizioni dei lavoratori che alle meraviglie della Apple lavorano non sono cambiate. Il 23 settembre in uno degli stabilimenti giganti della Foxconn, quello di Tai Yuan, è scoppiata una maxi rivolta che ha coinvolto circa duemila lavoratori, con una quarantina di feriti. L’azienda sostiene che si sia trattato di una semplice rissa, sedata in forze dalla polizia in tenuta antisommossa. Ma dalle maglie della rete è emersa una realtà diversa: un supervisore aggredisce un dipendente che si rifiuta di fare lo straordinario obbligatorio – pratica più volte denunciata da ong cinesi e organizzazioni per i diritti dei lavoratori negli stabilimenti Foxconn – e scatta la rivolta. Nessun provvedimento dalla Apple. D’altra parte era difficile aspettarsi il contrario: fu proprio Cook l’artefice dell’esternalizzazione di tutta la produzione in Cina, l’uomo che immaginò il modello ‘Designed in California Made in China’.

Quello che è cambiato è il modo di porsi del vertice dell’azienda. L’esempio più eclatante è la lettera aperta ai clienti pubblicata da Cook sul sito della Apple, nella quale chiede scusa per la scarsa qualità di Apple Maps, nelle intenzioni di Cupertino il prodotto che dovrebbe permettere agli utenti di fare a meno di Google Maps. “Siamo estremamente dispiaciuti – scrive Cook – per la frustrazione che questo ha causato ai nostri clienti e stiamo facendo tutto quello che possiamo per rendere migliore Maps”. “Tutto quello che facciamo alla Apple – si conclude la missiva – ha l’obiettivo di rendere i nostri prodotti i migliori nel mondo. Sappiamo che vi aspettate questo da noi, e continueremo a lavorare senza sosta fino a che Maps non raggiungerà lo stesso standard incredibilmente alto”.

Dello stesso tenore un’altra recente scelta di Cook: aveva deciso per il pensionamento del capo dell’hardware Bob Mansfield, decisione che aveva scatenato – secondo quanto riporta Appleinsider – un mare di polemiche interne, in particolare dagli ingegneri che ritenevano il suo successore inadeguato. Risultato: Cook lo ha richiamato in servizio offrendo un cospicuo incentivo in azioni. Un passo indietro che Jobs non avrebbe mai fatto. Si tratta ora di capire se il nuovo corso fatto di buone maniere inaugurato alla Apple avrà nel medio periodo effetti anche un po’ più profondi.

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