L'indagine ha permesso di ricostruire la 'carriera criminale' dei vertici e fare luce sul relativo patrimonio accumulato

Un patrimonio mobiliare e immobiliare di quasi 19 milioni di euro, assolutamente sproporzionato rispetto agli irrisori redditi dichiarati. A tanto ammonta il sequestro della guardia di finanza di Roma a carico di cinque esponenti del clan Spada, famiglia malavitosa che fa i suoi affari sul litorale romano di Ostia.

Il sequestro arriva alla fine dell'indagine, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia capitolina nella quale gli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno ricostruito la 'carriera criminale' dei vertici del clan, che nel tempo hanno accumulato un vastissimo patrimonio mobiliare. Gli approfondimenti economico-patrimoniali sono stati condotti nei confronti del capoclan Carmine Spada detto 'Romoletto', di Ottavio Spada, Armando Spada, Roberto Spada e Claudio Galatioto e sono partiti dalle operazioni di polizia 'Eclissi' e 'Sub urbe': qui gli inquirenti hanno documentato l'operativita del gruppo nel territorio di Ostia, identificandone i capi e raccogliendo rilevanti fonti di prova su intimidazioni, richiesta del pizzo, estorsioni, usura, traffico di droga e fittizia intestazione di beni per il controllo di varie attivita economiche in diversi settori commerciali.

L'associazione capeggiata da 'Romoletto', per lungo tempo gregaria della consorteria dei Fasciani, aveva prepotentemente affermato la propria egemonia territoriale nell'area del litorale romano all'indomani delle operazioni 'Nuova alba' e 'Tramonto' che avevano smantellato il quel sodalizio mantenendo, solide relazioni con esponenti di spicco dei Fasciani, al quale gli "alleati" Spada hanno destinato parte dei loro introiti per il sostentamento del boss Carmine Fasciani, attualmente detenuto.

Dagli accertamenti delle fiamme gialle – basati anche sulle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia – è emerso che i vertici del clan, oltre ad avere un tenore di vita del tutto incoerente rispetto alle loro capacita reddituali, hanno "inquinato" l'economia legale di Ostia reimpiegando i profitti delle condotte illecite di cui sono accusati costituendo, con compiacenti prestanome, una serie di imprese (bar, sale slot, distributori di carburante, concessionarie di auto, ecc.) e associazioni sportive dilettantistiche (palestre e scuole di danza). Il Tribunale di Roma ha così disposto il sequestro dei beni e in particolare: il patrimonio aziendale e relativi beni di 18 società e 4 ditte individuali, nonché il 40% del capitale sociale di un'ulteriore società, (dei settori bar e somministrazione di alimenti e bevande, panificazione, commercio all'ingrosso e al dettaglio di autovetture e di autoveicoli leggeri, costruzioni edifici residenziali e non, vendita al dettaglio di carburanti, sale giochi e biliardi), tutte tra Roma, Ostia e la provincia di Frosinone. Il patrimonio aziendale e relativi beni di 6 associazioni sportive/culturali a Ostia; quattro immobili tra Roma e Ardea; 15 autoveicoli e un motoveicolo; rapporti bancari, postali, assicurativi e azioni.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata