Lo scrive il consiglio direttivo della Camera penale di Milano in merito alle vicende sulla perizia psichiatrica

“Il diritto di difesa e di esercizio del diritto alla prova nel processo sono stati pericolosamente intaccati dalla condotta del pubblico ministero” del processo ad Alessia Pifferi che invece di “contestare la prova nel processo, ha usato impropriamente il suo potere investigativo, rischiando di intimidire difensore, personale sanitario, consulenti, periti e, in ultima analisi, i giudici che, ne siamo certi, non consentiranno ingerenze”. Lo scrive il consiglio direttivo della Camera penale di Milano in relazione alla vicenda della 38enne a processo per omicidio volontario aggravato della figlia Diana di 18 mesi, abbandonata in casa una settimana a luglio 2022 e morta di stenti.

Nel corso della perizia psichiatrica sulla donna iniziata il 6 dicembre 2023, il pm del processo Francesco De Tommasi ha indagato per falso e favoreggiamento l’avvocatessa di Pifferi, Alessia Pontenani, e due psicologhe del carcere San Vittore per i test effettuati in cella e la redazione di un diario clinico che avrebbero permesso alla donna di ottenere “l’agognata perizia” poi disposta dalla Corte d’assise di Milano. Lunedì sono arrivati i risultati della perizia affidata allo psichiatra torinese Elvezio Pirfo secondo il quale Pifferi era pienamente capace di intendere e di volere al momento del fatto e non ha riscontrato un vizio di mente. Contro la condotta del pm gli avvocati penalisti di Milano hanno proclamato uno sciopero con “astensione dalle udienze” per il 4 marzo, giorno in cui si discute della perizia psichiatrica nel processo. La Camera penale annuncia per le 10 del mattino “un momento di confronto con i capi degli uffici giudiziari del Distretto di Milano” nell’aula della Corte d’assise d’appello e, al termine, una conferenza stampa alle ore 12 nella sede della Camera penale al primo piano del Palazzo di Giustizia di Milano in cui verranno esposte in dettaglio le “motivazioni dell’astensione” e “quanto emerso all’esito del confronto con la magistratura”. 

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