La videomaker torinese è stata arrestata: è accusata di tentato omicidio

Sara Casiccia è una delle italiane arrestate a Barcellona insieme ad altre sette persone considerate parte di un gruppo anarchico per violenze e sommosse. Oggi è stata convalidata la misura del carcere preventivo. Casiccia è accusata di tentato omicidio: secondo la polizia avrebbe aiutato a dar fuoco a una camionetta della Guardia Urbana nella quale era presente un agente, durante le proteste per l’arresto del rapper Pablo Hasél. “Ma non è lei: io la conosco e non è possibile” spiega l’amica Valentine Braconcini. Nata in Inghilterra, torinese, si è trasferita a Barcellona nel 2017 insieme a Casiccia. “Io sono tornata, lei è rimasta lì” racconta a LaPresse.

Quando ha saputo dell’arresto?

Domenica, da un’amicizia in comune. Ho pensato fosse una cosa impossibile. Poi ho saputo degli altri nomi. Alcuni sono conoscenti, persone con le quali a Barcellona abbiamo organizzato qualche concerto o festival. Il contesto in cui conosco queste persone non è quello di un gruppo anarchico organizzato ma quello della cultura underground. C’è una narrazione un po’ distorta a mio parere, se non fosse una situazione drammatica mi verrebbe da ridere, è ridicolo quello che leggo.

Quindi non si tratta di un gruppo andato apposta a Barcellona?

Ma no, sono persone che vivono lì e magari tornano qui per dei periodi, per trovare amici, parenti.

Cosa ha pensato quando ha visto i video?

Io ho guardato più volte tutti i video, da tutte le angolazioni. Da subito ho pensato ‘non è lei’. Non è la sua fisicità. Ma al di là delle immagini, per la persona che conosco, non è lei. Non è un tipo di cosa che fa parte di Sara, della sua personalità.

Chi è la persona che conosce?

Sara è una persona intelligentissima, con grandi capacità creative. Si sta descrivendo in queste ore una persona come parte di un gruppo organizzato, quando in realtà in questi anni la sua quotidianità, il suo pensiero critico hanno sempre avuto altre forme: non quelle per le quali è imputata.

Secondo lei Sara non era alla manifestazione?

Penso proprio ci fosse, è normale. Nel momento in cui accade una cosa così grande nella città in cui vivi vai a dare un’occhiata. Le proteste sono nate sull’onda dell’arresto del rapper ma nei giorni hanno visto una piazza sempre più composita e variegata. Lei non mi risulta abbia fatto queste cose, invece viene raccontata così.

Come viene raccontata?

Negli ultimi post su Instagram e sotto gli articoli di giornale c’è chi le augura la morte. E’ qualcosa di molto pesante. È stata la persona più esposta mediaticamente. Non mi stupisce: è una persona libera, indipendente, colorata, da un certo punto di vista ‘quella che non ti aspetti’. Oltretutto, italiana: si è spostato tutto sugli italiani, fuori dalla Catalogna, spostando il dissenso all’estero senza confrontarsi con il dissenso interno della piazza.

Come amici avete intenzione di fare qualcosa?

Ricordiamoci che non possiamo sentenziare: è ancora una misura preventiva. A noi ora quello che importa è innanzitutto sostenere Sara e le altre persone che sono eventualmente ingiustamente coinvolte. Ci adopereremo subito con una raccolta fondi e mostrando solidarietà. Vogliamo mettere un freno a questa narrazione distorta. Che sta provocando odio sotto ogni articolo, minacce: questa è una cosa pericolosissima.

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