Il responsabile Esteri della Comunità Mauro Garofalo: "Un eccellente ambasciatore dalla grandissima sensibilità sociale"

Luca Attanasio non aveva neanche 44 anni e aveva la responsabilità dell’ambasciata italiana in una delle realtà più complesse al mondo. Chi lo conosceva bene ne parla come di una persona carica di entusiasmo e completamente dedita al lavoro. “Un eccellente ambasciatore, un giovane entusiasta e competente dalla grandissima sensibilità sociale”, ricorda con LaPresse Mauro Garofalo, responsabile Esteri della Comunità di Sant’Egidio, presente in Congo. Garofalo ha cenato con lui e sua moglie Zakia Seddiki, fondatrice e presidente dell’associazione umanitaria ‘Mama Sofia’, solo qualche settimana fa.

“Luca seguiva tutti i progetti di sviluppo, compresi i nostri, da quelli per la lotta all’Aids, a quelli per l’assistenza ai rifugiati. Li seguiva facendo squadra con gli italiani sul luogo, credeva molto in una presenza unita di imprenditori, volontari, attivisti, missionari. Per lui era l’Italia che doveva andare avanti, è una grande perdita”, racconta commosso.

Un diplomatico “giovanissimo in una sede difficilissima, che ha sempre fatto egregiamente il suo lavoro”, insiste. “Gli piaceva risolvere i problemi insieme agli altri e non parlava mai per sentito dire, ma visitava le realtà sul posto una per una, con coraggio”. E, avanza l’ipotesi: “Forse è stato questo a contribuire all’attacco”.

La presenza degli italiani e delle Ong in Congo è “vasta e variegata”, spiega Garofalo: “Ci sono tanti missionari, italiani e non, è un paese enorme con tante difficoltà. Queste realtà arrivano dove il governo non arriva, serve presenza solidale, il lavoro da fare è enorme”. In alcune zone c’è una conclamata e difficile presenza di gruppi armati, il parco di Virunga è uno di quelli. “Si sa da tempo, sono dovuti allo sfruttamento delle ingenti risorse minerarie e forestali del Paese. Tra tutte, la missione di Monusco è una delle più difficili”.

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