Torino, 18 set. (LaPresse) – Nei primi 5 mesi del 2020 in Italia, per effetto della pandemia di coronavirus, sono stati eseguiti circa un milione e quattrocentomila esami di screening per i tumori in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Ritardi che si traducono in una netta riduzione non solo delle nuove diagnosi di tumore della mammella (2.099 in meno) e del colon-retto (611 in meno), ma anche delle lesioni che possono essere una spia di quest’ultima neoplasia (quasi 4.000 adenomi del colon-retto non diagnosticati) o del cancro della cervice uterina (circa 1.670 lesioni CIN 2 o più gravi non diagnosticate). Queste neoplasie non sono scomparse, ma saranno individuate in fase più avanzata, con conseguenti minori probabilità di guarigione e necessità di maggiori risorse per le cure. Lo afferma l’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom). “I ritardi nei programmi di prevenzione secondaria possono determinare un aumento della mortalità nei prossimi anni”, rimarca Giordano Beretta, presidente Aiom.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata