Torino, 3 apr. (LaPresse) – Bloccare il virus prima che riesca a penetrare nelle cellule neutralizzando il suo cavallo di Troia: è la sfida lanciata al Covid-19 da Sibylla Biotech, spin-off dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e delle Università di Trento e Perugia, che sta lavorando all'identificazione di una terapia anti Covid-19 con una tecnologia unica che studia il comportamento delle proteine in un modo completamente nuovo e in tempi rapidi. Poiché, per riuscire a contrastare in modo efficace la diffusione del virus, agire tempestivamente è determinante, l’Infn ha deciso di dedicare una quota significativa delle sue risorse di calcolo per aiutare Sibylla Biotech. L’ente ha così coinvolto in questa sfida i data center dedicati solitamente all’analisi dei dati degli esperimenti di Lhc (sezioni di Pisa, Roma, Napoli, Milano, Bari e Laboratori di Frascati e Legnaro) e il proprio centro di calcolo nazionale, il Cnaf di Bologna, che da solo conta oltre la metà della potenza computazionale a disposizione di Infn. Dalla fine di marzo circa 30.000 unità di calcolo (core) stanno lavorando in parallelo in 8 data center dell’Infn. “Abbiamo messo a disposizione di Sibylla Biotech tutta la nostra esperienza nel gestire grandi potenze di calcolo e complessi codici numerici sia di simulazione sia di analisi dati, quella, per intenderci, che ci ha permesso di scoprire nel 2012 il Bosone di Higgs”, commenta Gaetano Maron, direttore del Cnaf.

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