Nello zaino della fidanzata di Luca c'erano 2mila euro in contanti. Ma Pirino avrebbe reso dichiarazione spontanea: "Non sapevo Del Grosso aveesse una pistola"
Si sono avvalsi entrambi della facoltà di non rispondere davanti al Gip, Paolo Pirino e Valerio Del Grosso. Sabato mattina, nel carcere di Regina Coeli, l'interrogatorio per la convalida del fermo per i due ventenni accusati di concorso in omicidio, rapina, detenzione e porto abusivo di armi, per la morte di Luca Sacchi, a Roma. Il movente sembra legato alla droga, anche se la fidanzata della vittima nega. Un testimone racconta che nello zaino della giovane c'erano 2mila euro in contanti che sarebbero serviti per comprare hashish. A quanto pare però Pirino, difeso dall'avvocata Giulia Cassaro, non sapeva che Del Grosso avesse una pistola: era lì per una rapina, avrebbe raccontato in una dichiarazione spontanea davanti al gip.
I due accusati hanno entrambi 21 anni e precedenti penali, uno per aggressione e l'altro per spaccio. Del Grosso è stato rintracciato in un hotel in zona Tor Cervara dove aveva trovato rifugio, mentre Pirino sul terrazzo di una palazzina dove si era nascosto, in zona Torpignattara. Gli inquirenti hanno confermato che per arrivare al fermo ha contribuito la denuncia della madre di uno dei due giovani. Nel pomeriggio di venerdì è stata ritrovata pure la mazza da baseball che i due sospettati avrebbero usato per l'azione violenta nei confronti di Sacchi e della fidanzata.
La storia, però, resta intricata sotto il profilo del movente. Dietro a quello che in un primo momento sembrava essere un tentativo di scippo finito in tragedia, potrebbe esserci una storia diversa. A confermarlo è il capo della Polizia, Franco Gabrielli, che spiega come gli accertamenti vadano in una direzione differente. L'ipotesi sulla quale si sta lavorando sarebbe quella di una compravendita di droga al dettaglio finita male. Una ricostruzione che Anastasia Kylemnyk, la fidanzata ucraina di Sacchi, smentisce con forza. "Noi eravamo lì per tenere d'occhio il fratellino che era al pub", spiega al Tg1. "Ho sentito solo la voce del ragazzo, romano, romanissimo, un ragazzo giovane. Mi ha detto 'Damme sto zaino'. Non lo supereremo mai, sono dei mostri", argomenta ancora. "Magari Luca si fosse nascosto non sarebbe successo nulla, ma io ero a terra e lui mi ha protetto come ha sempre fatto". E pure il padre di Sacchi invita tutti a non divulgare informazioni sbagliate. "Mio figlio era puro: non si drogava e non beveva alcolici", dice ai cronisti.
Il fatto di sangue avvenuto in città, a tre mesi di distanza dall'assassinio del carabiniere Mario Cerciello Rega, fa alzare nuovamente il volume dello scontro politico sulla sicurezza della Capitale. La sindaca Virginia Raggi esprime "rabbia e vergogna" ma, allo stesso tempo, precisa che "Roma non è il far west e i cittadini romani non sono dei banditi". Un pensiero condiviso pure da Gabrielli: "Che Roma abbia i suoi problemi credo che nessuno lo disconosca ma arrivare a rappresentarla come Gotham City…", spiega. Mentre gli inquirenti proseguono nel loro lavoro per ricostruire la dinamica dei fatti, il saluto più sentito a Luca Sacchi arriva da Manuel Bortuzzo, il nuotatore che proprio a Roma ha perso l'uso delle gambe dopo essere stato colpito da due colpi di proiettile fuori da un locale. "Non ho mai sentito un episodio così vicino a me, ma se nel mio caso la vita è stata bastarda, con te non ha avuto proprio pietà. Riposa in pace Luca", le sue toccanti parole affidate ai social.
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