Sono le persone sottoposte a intervento di chirurgia cardiaca con l'utilizzo di macchinari per la circolazione extracorporea negli ospedali tra il 1 gennaio 2010 e il 31 dicembre 2017

Sono circa 10mila i pazienti sottoposti a intervento di chirurgia cardiaca con l'utilizzo di macchinari per la circolazione extracorporea negli ospedali del Veneto tra il 1 gennaio 2010 e il 31 dicembre 2017 che verranno contattati per "eventuali approfondimenti clinici necessari" in merito al cosiddetto batterio killer presente nel dispositivo per cardiochirurgia. È la comunicazione del Gruppo di Lavoro istituito dalla Regione Veneto per la Prevenzione e la Gestione delle infezioni da micobatteri non tubercolari in soggetti sottoposti a intervento cardiochirurgico con impiego di dispositivi per riscaldamento/raffrescamento con il coordinamento della Direzione regionale prevenzione e dell'Unità operativa rischio clinico dell'azienda Zero. Saranno contattati in quanto "potenzialmente interessati".

"I pazienti riceveranno una scheda contenente le informazioni sui sintomi e l'indicazione dei numeri di telefono da contattare per qualsiasi evenienza e per gli eventuali approfondimenti clinici necessari", informa una nota. Il Gruppo di lavoro si era riunito mercoledì. "Il Mycobacterium chimaera – si legge sempre nella nota della Regione Veneto – è un batterio diffuso in natura e generalmente non pericoloso per la salute umana. Rari casi invasivi di infezione da Mycobacterium chimaera sono stati riscontrati in Europa e negli Stati Uniti, associati all'utilizzo di dispositivi di raffreddamento/riscaldamento necessari a regolare la temperatura del sangue durante interventi cardiochirurgici in circolazione extra corporea.Le evidenze scientifiche suggeriscono che l'infezione dei pazienti può avvenire tramite aerosol proveniente dall'acqua dei dispositivi".

"La Regione del Veneto congiuntamente alla Regione Emilia Romagna ha messo in atto un monitoraggio microbiologico relativo alla contaminazione dei dispositivi in parola. Pur essendo state messe in atto le indicazioni di sicurezza progressivamente trasmesse dalla Ditta produttrice e l'aggiornamento/sostituzione dei dispositivi nel corso del 2017 per ridurre ulteriormente il rischio di contaminazione, nel principio di massima precauzione, è stato condiviso l'invio di un'informativa da trasmettere ai pazienti sottoposti ad intervento di chirurgia cardiaca con l'utilizzo dei dispositivi di cui sopra, dal 1 gennaio 2010 al 31 dicembre 2017, al fine della presa in carico dei casi potenzialmente sospetti", prosegue la nota.

"La modalità di presa in carico dei pazienti e di monitoraggio dei dispositivi di raffreddamento/riscaldamento è già stata definita con Decreto del Direttore Generale dell'Area Sanità e Sociale. Ad oggi, in Regione Veneto, sono stati diagnosticati 16 casi di infezione da Mycobacterium chimaera, di cui due con intervento cardiochirurgico eseguito in altre Regioni. Su oltre 30.000 interventi chirurgici eseguiti dal 2010 presso le Cardiochirurgie della Regione Veneto, sono stati individuati 14 casi di infezione, di cui 6 decessi. I macchinari presenti nelle cardiochirurgie di tutti gli ospedali veneti sono già stati messi in sicurezza e, in alcuni casi, sostituiti", si legge nella nota. "Viene comunque data a tutti i reparti l'indicazione di collocare tali macchinari, di qualsiasi marca di fabbricazione essi siano, all'esterno della sala operatoria. Considerato che dati di letteratura hanno evidenziato che il Mycobacterium chimaera sembra essersi annidato già nel sito di produzione del dispositivi, quindi antecedentemente all'installazione in sala operatoria, la Regione Veneto si sta tutelando nei confronti della Ditta produttrice", conclude la nota.

Anche la Regione Emilia Romagna nei giorni scorsi aveva annunciato l'avvio di un'indagine regionale per il 'Micobatterio chimera', "che si può annidare in una macchina in uso nelle sale operatorie". "Due i decessi accertati, dopo un ricovero in cardiochirurgia al Salus Hospital di Reggio Emilia, legati all'infezione da parte di questo microrganismo. Per altri due casi sospetti – sempre dopo un ricovero nella stessa struttura – sono in corso accertamenti. Inoltre, la verifica è stata avviata anche sugli anni scorsi, in particolare su circa un centinaio di cartelle relative a persone sottoposte a interventi di cardiochirurgia in Emilia-Romagna, soprattutto a carico delle valvole cardiache, nel periodo 2010-2017, persone poi decedute. Accertamenti che la Regione sta conducendo anche su richiesta del ministero della Salute", aveva spiegato la Regione Emilia Romagna in una nota. "Sono una trentina in Emilia-Romagna le macchine cuore-polmone che permettono la circolazione extracorporea nel corso di particolari interventi cardiochirurgici; quelle su cui si è concentrata l'attenzione della Regione sono una ventina, di cui cinque già dismesse negli anni e sostituite. Il legame macchina-batterio è l'acqua, che serve infatti per raffreddare l'apparecchiatura: è da qui che può liberarsi un aerosol con il microrganismo", informa la Regione. "La Regione – aveva spiegato in una nota l'assessore regionale della Emilia Romagna alla Salute Sergio Venturi – ha già chiesto alle strutture di cardiochirurgia che vengano sostituite tutte le macchine potenzialmente a rischio o che ci sia un loro adeguamento, per evitare altre possibili diffusioni in sala operatoria di agenti patogeni". "Siamo di fronte a un evento raro, causato probabilmente da un lotto di macchinari prodotti dalla stessa azienda. L'allerta, naturalmente, da parte nostra è massima: ci siamo già mossi, stiamo facendo tutto ciò che è necessario per garantire la sicurezza dei pazienti", aveva spiegato l'assessore.

La Regione aveva annunciato nella nota del 21 novembre anche un'informativa "che invierà a tutti i pazienti nelle strutture di cardiochirurgia, operati con l'utilizzo della macchina cuore-polmone: l'obiettivo è informarli sulle infezioni che si sono verificate e invitarli, in caso si verificassero successivamente al ricovero sintomi febbrili, a rivolgersi al proprio medico curante".

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