La città si è fermata alle 11 e 36. Poi, nella piazza storica la gente si è raccolta ad ascoltare e versare lacrime amare. I primi interrogati si avvalgono della facoltà di non riispondere
Piange Tullio Solenghi che è un tipo allegro e ha calcato i palcoscenici di mezzo mondo. Piange mentre snocciola, uno dopo l'altro, i nomi delle 43 vittime del Ponte Morandi. Dice: "Se n'è andato Roberto, se n'è andata Ersilia…" e per ciascuno aggiunge una parola, una frase che ci raccontano chi erano, cosa facevano, cosa sognavano… "Se n'è andato Alberto, se n'è andata Marta, se ne sono andati i quattro ragazzi di Torre Annunziata appena partiti per le vacanze…" e ogni nome è una lacrima, un singhiozzo, la voce che si rompe. E l'ultimo è il più difficile: "… se n'è andato Samuele che aveva solo 8 anni…" e Solenghi, con la sua maglietta bianca col profilo del ponte e la scritta "Genova nel cuore" non ce la fa più, piange senza ritegno.
Piazza De Ferrari ne ha viste di tutti i colori: la rabbia operaia del 30 giugno del 1960, le manifestazioni per il lavoro del secolo scorso, lo spettacolo di Dario Fo sotto una pioggia torrenziale e la gente che non se ne andava, si bagnava e rideva, i funerali di Guido Rossa… anche lì con un mare di ombrelli e Pertini che teneva una mano sulla spalla di Luciano Lama che parlava. Piazza De Ferrari ne ha viste tante, ma questa non avrebbe mai voluto vederla. C'è tanta gente, perché questa è una giornata speciale con dentro tante cose a cominciare dal silenzio impressionante delle 11 e 36, ora e minuto del crollo del Ponte Morandi che ha spazzato via 43 vite umane.
Piange, poi, anche il vescovo Nicolò Anselmi che rappresenta il cardinale Bagnasco e che di funerali ne ha visti tanti. Piange perché neanche a lui riesce facile spiegare perché il Signore abbia scritto nel libro del destino che quei 43, grandi e piccini, finivano lì, in uno strano 14 agosto di pioggia torrenziale col ponte che è improvvisamente sparito e, ancora adesso, se lo guardi, quel vuoto tra le due campate sembra un irreale buco del tempo e della Storia. Piange il vescovo e dice che faremmo bene a cercare tutti di essere migliori: come padri e come figli, come lavoratori, operai, professionisti, preti e giornalisti. Perchè (questo non lo dice) ma ti viene fatto di pensarlo, se quel ponte è caduto è anche perché un po' tutti ci siamo persi per strada il senso dell'impegno e della responsabilità, perché qualcuno, colpevolmente, un giorno ha dato di meno.
Poi tocca anche al sindaco Marco Bucci, ma ormai la gente (tanta) ascolta e piange con composta tranquillità come se lo sfogo servisse a sbloccare i cuori fermi da un mese di dolore indicibile. E' tutta la giornata che Genova pensa solo a questo. Per un po' è solo memoria. Poi, con l'arrivo del premier Giuseppe Conte che verrà a spiegare a Toti, a Bucci e alle altre autorità genovesi, i contenuti del decreto per Genova e, finalmente, svelerà il nome del Commissario alla ricostruzione, poi si tornerà a pensare al futuro.
Al passato, alle responsabilità, deve pensare il procuratore capo Francesco Cozzi che, oggi, ha cominciato gli interrogatori (si chiamano "incidenti probatori") di alcuni degli indagati. La Procura ha scelto di cominciare da quattro ingegneri del Provveditorato alle Opere pubbliche. Antonio Brencich e Salvatore Bonaccorso si presentano al mattino e avvalgono della facoltà di non rispondere alle domande dei pm. Mario Servetto e Giuseppe Sisca, sono di turno al pomeriggio. Anche loro non rispondono. I quattro, a febbraio, diedero il via libera al progetto di rafforzamento degli stralli ma anche allora non dissero nulla sulla necessità di fare in fretta e di non rimandare la cosa a dopo l'estate.
E' nato Pietro – Proprio questa notte, è nato Pietro, figlio di Gianluca Ardini e di Giulia Organo. Ardini è il superstite che rimase appeso alla portiera della sua auto sospesa con una spalla malconcia e altre fratture e venne tratto in salvo dai vigili del fuoco. Gianluca aveva raccontato di essersi aggrappato all'idea di quel figlio che stava per arrivare e che voleva conoscerlo. Adesso Pietro è arrivato.
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