La situazione in Medioriente, le guerre, i migranti: messaggio di Natale dai toni drammatici in piazza San Pietro
Papa Francesco sceglie gli occhi dei bambini per ritrovare Gesù e il significato del Natale in tutti gli angoli del mondo teatro di sofferenza, dove "soffiano venti di guerra e un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale". Nel messaggio di auguri che tradizionalmente precede la benedizione 'Urbi et Orbi' pronunciata dalla loggia delle benedizioni di fronte a una piazza San Pietro gremita di fedeli, il Santo Padre non manca di rivolgere importanti messaggi geopolitici.
Il Pontefice guarda innanzitutto a Gerusalemme: "Vediamo Gesù nei bambini del Medio Oriente, che continuano a soffrire per l'acuirsi delle tensioni tra Israeliani e Palestinesi – In questo giorno di festa invochiamo dal Signore la pace per Gerusalemme e per tutta la Terra Santa; preghiamo perché tra le parti prevalga la volontà di riprendere il dialogo e si possa finalmente giungere a una soluzione negoziata che consenta la pacifica coesistenza di due Stati all'interno di confini concordati tra loro e internazionalmente riconosciuti", scandisce, ribadendo con forza quella che è stata la linea della Chiesa dopo l'annuncio del presidente Usa Donald Trump di spostare l'ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.
Francesco non dimentica gli altri teatri di guerra: "Vediamo Gesù nei volti dei bambini siriani, ancora segnati dalla guerra che ha insanguinato il Paese in questi anni. Possa l'amata Siria – dice – ritrovare finalmente il rispetto della dignità di ogni persona, attraverso un comune impegno a ricostruire il tessuto sociale indipendentemente dall'appartenenza etnica e religiosa". E poi ancora Iraq, Sud Sudan, in Somalia, in Burundi, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centroafricana e in Nigeria. "Vediamo Gesù nei bambini di tutto il mondo dove la pace e la sicurezza sono minacciate dal pericolo di tensioni e nuovi conflitti", insiste in un lungo e duro elenco.
Il Pontefice invita a pregare anche per la penisola coreana, affinché "si possano superare le contrapposizioni e accrescere la fiducia reciproca nell'interesse del mondo intero", per il Venezuela "perché possa riprendere un confronto sereno tra le diverse componenti sociali", per Myanmar e Bangladesh, auspicando "che la Comunità internazionale non cessi di adoperarsi perché la dignità delle minoranze presenti nella Regione sia adeguatamente tutelata".
Il Santo Padre, ancora una volta, poi, non dimentica i migranti. "Vediamo Gesù nei molti bambini costretti a lasciare i propri Paesi, a viaggiare da soli in condizioni disumane, facile preda dei trafficanti di esseri umani", dice. Il suo pensiero, poi, va ai bambini "i cui genitori non hanno un lavoro e faticano a offrire ai figli un avvenire sicuro e sereno". E a quelli "a cui è stata rubata l'infanzia, obbligati a lavorare fin da piccoli o arruolati come soldati da mercenari senza scrupoli".
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