Le due bambine e la ragazza di 20 anni hanno perso la vita lo scorso maggio nella periferia di Roma
L'arresto di altri due fratelli Seferovic, fa salire a quattro le persone indagate per il rogo del camper di Centocelle, nel quale morirono a Roma le tre giovanissime sorelle Halilovic. Stamani a Bosanka Gradiska, località a circa 40 chilometri da Banja Luka, la polizia bosniaca ha individuato e arrestato, in esecuzione di provvedimento restrittivo emesso dall'Autorità Giudiziaria di Roma, Renato e Jonson Seferovic, fratelli di Serif e Andrea, già fermati a Torino.
Serif è accusato con Renato e Andrea di aver dato alle fiamme il camper nel quale dormiva la famiglia Halilovic: nel rogo morirono bruciate vive una ragazza di vent'anni e due bimbe di quattro e otto anni. I quattro fratelli sono inoltre tutti accusati di aver appiccato il fuoco qualche giorno prima della tragedia, in un altro camper: quello della nonna delle vittime, rimasta incolume.
Il 10 maggio nel parcheggio del centro Commerciale Primavera di Piazza Mario Ugo Guatteri, periferia est di Roma, si è sviluppato l'incendio del camper in sosta con all'interno le tre vittime, i loro genitori e altri otto fratelli. Nel rogo morirono Elisabeth, Francesca e Angelica, che non fecero in tempo ad uscire dal veicolo. Con i video delle telecamere di sorveglianza e le testimonianze raccolte dai genitori delle vittime, scampati al rogo con i loro altri otto figli, la squadra mobile ha ricostruito quanto accaduto.
Gli Halilovic hanno raccontato di aver subito pesanti minacce dai Seferovic, dopo liti violente avvenute all'interno del campo nomadi che avevano abbandonato dopo aggressioni e danneggiamenti. Nel giro di poco le indagini si sono concentrate sul ventenne Serif, la famiglia del quale, tra l'altro, era in possesso di un furgone con le stesse caratteristiche di quello presente sulla scena del delitto e utilizzato dagli autori del rogo. Serif è stato fermato una prima volta tre settimane dopo la tragedia, a Torino, dove si era rifugiato in casa di alcuni parenti. Rilasciato poco dopo, perché secondo il giudice, non esistevano a suo carico "gravi indizi di colpevolezza", il giovane è stato nuovamente arrestato due giorni fa.
Gli inquirenti capitolini sono convinti che sia lui la persona immortalata dalle telecamere di sorveglianza del parcheggio in cui è avvenuta la tragedia, che ha lanciato la molotov contro il camper nel quale dormiva la famiglia Halilovic: insieme ai due fratelli, ritenuti corresponsabili, risponde dell'omicidio volontario delle tre giovani. Gli arresti di oggi, che chiudono l'inchiesta, nascono dalle indagini della polizia di Stato squadra mobile di Roma che, in stretta collaborazione con lo Scip, Servizio cooperazione internazionale di polizia, ha seguito le tracce dei Seferovic fino in Bosnia. I due fermati verrano presto estradati in Italia.
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