Da Taranto a Genova i lavoratori protestano contro i 4mila esuberi annunciati dall'azienda. Salta il tavolo con il ministro Calenda
"La giornata è iniziata in tutti gli stabilimenti Ilva con la mobilitazione dei lavoratori proclamata dalle organizzazioni sindacali a sostegno della trattativa. Dai primi dati l'adesione a Taranto, Genova, Novi Ligure, è totale". È la stima di Marco Bentivogli, segretario Fim Cisl, tra le sigle che hanno indetto lo sciopero contro i 4mila esuberi annunciati da Am Investco venerdì scorso.
Grande mobilitazione a Genova dove un migliaio di manifestanti ha sfilato verso la Prefettura, per formare un presidio. Non ci sono stati scontri finora, anche se a un certo punto si sono segnalati lanci di petardi e accensione di fumogeni da parte dei lavoratori che hanno raggiunto la sede prefettizia.
"I lavoratori hanno ben compreso che le basi su cui si articola il piano industriale vanno radicalmente modificate, continuiamo a ribadire, come in tutti questi anni, che è possibile modificare il Piano affinché si rilanci la produzione dell'acciaio, si salvaguardi l'ambiente e si escludano licenziamenti", aggiunge Bentivogli. Circa 3300 dei 4mila esuberi, su un totale di 14.200 lavoratori del gruppo Ilva, riguarderebbero la sede di Taranto, 599 quella di Genova.
"In questi anni troppo tempo perso e tante incertezze hanno pregiudicato le condizioni di partenza di questa trattativa. AMInvestCo deve sapere che queste sono le nostre condizioni per andare verso un'intesa su cui anche il governo deve fare la sua parte in maniera attiva", conclude Bentivogli.
SALTA IL TAVOLO AL MINISTERO. Il tavolo su Ilva di oggi, previsto al Mise, é saltato. L'azienda che ha preso il controllo di Ilva, ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, non ha rispettato gli impegni che si era presa sui lavoratori, a livello di remunerazione e scatti d'anzianità, e per questo il governo ha fatto sapere che non c'erano le condizioni per proseguire: "L'apertura del tavolo in questi termini é irricevibile".
"Quello che oggi manca rispetto all'offerta non sono i numeri degli esuberi, su cui si può discutere, fanno parte della trattativa sindacale – ha spiegato Calenda – ma il pezzo degli impegni che l'acquirente ha preso nei confronti del Governo che riguarda i livelli salariali e di scatti di anzianità". Gli esuberi per Ilva, "erano noti a partire dall'offerta", e "il tavolo con i sindacati ha l'obiettivo di ridurli" ma"non possiamo accettare alcun passo indietro, come Governo, per quanto riguarda le retribuzioni e gli scatti acquisiti", ha detto Calenda.
"Abbiamo chiesto, in avvio di tavolo, una conferma" su stipendi e scatti, ed in particolare "su un costo medio per lavoratore che dovrebbe essere di 50mila euro annui a lavoratori". Ma "questa conferma non é venuta" da Am Investco e quindi "per noi il tavolo non si può aprire".
Una decisione accolta con favore da Maurizio Landini: "l Governo ha fatto bene a sospondere il tavolo sull'Ilva, ma ora l'esecutivo deve occuparsi di "tutti gli altri temi". Secondo l'ex leader Fiom potrebbe esserci un "ruolo di Casa Depositi e Presiti (Cdp), e di altre forme che il Governo può garantire, dentro l'assetto societario che viene definito".
"Il problema non è solo garantire salari e diritti dei lavoratori dell'Ilva – ha sottolineato poi Landini – ma tutta l'occupazione dell'indotto. Bisogna entrare nel merito del piano industriale degli investimenti, perché pensare che esistano esuberi vuol dire ridurre la capacità produttiva dell'Ilva. Si sta discutendo del futuro industriale dell'Italia: è evidente che la partita vada giocata con chiarezza – ha concluso Landini – anche la presidenza del Consiglio deve fare la sua parte".
Dalla parte degli operai anche Matteo Salvini: "Totale solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori dell'Ilva e alle loro famiglie. Altro che Ius Soli, governo e Pd si sveglino!".
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