Intervenire prima possibile è importante per capire cosa sia successo durante un terremoto così forte

Sin dalle primissime ore dopo il terremoto di magnitudo 6.0 della notte del 24 agosto in Italia centrale, molte squadre dell'Ingv si sono attivate per recarsi nell'area epicentrale e studiare più da vicino quanto stava accadendo. Intervenire prima possibile è molto importante per capire cosa sia successo durante un terremoto di questa entità.

Per esempio, la distribuzione degli aftershocks che si sono verificati dopo la scossa principale permette di delineare le caratteristiche delle faglie, e quelli che avvengono nelle prime ore sono più chiaramente legati alla faglia stessa. Nelle ore e nei giorni successivi si attivano altre faglie, la sismicità inizia a interessare un volume crostale più esteso e diventa sempre più difficile individuare quale sia la faglia responsabile del terremoto.

La stessa cosa si può dire per i rilievi geodetici, per quelli geologici e geochimici: i rilievi tempestivi sono fondamentali per capire meglio le deformazioni e gli effetti sul terreno direttamente legati alla scossa principale, e per discriminare tra questi e i fenomeni secondari (deformazione post-sismica, frane e distacchi, ecc.).

Per questo motivo, squadre di ricercatori, tecnologi e tecnici dell'istituto dalle sedi di Roma, Ancona, Grottaminarda, Bologna, Pisa, Milano, si sono organizzate per raggiungere i luoghi del terremoti già all'alba del 24 agosto. Fino a questo momento la rete sismica mobile ha installato nell'area quindici nuove postazioni dotate di sismometri e accelerometri che, unite alle stazioni sismiche permanenti della Rete Sismica Nazionale permetteranno di monitorare e studiare meglio il fenomeno in corso.

Alcune di queste postazioni aggiuntive sono state collegate con la sala sismica, per permettere ai turnisti di analizzare con maggiore accuratezza l'andamento della sismicità e mapparne eventuali migrazioni in tempo reale. Nella giornata di ieri (sabato) sono state installate altre due stazioni sismiche nel settore meridionale, verso la zona di Campotosto in Abruzzo. Tre ulteriori postazioni sismiche sono state messe in funzione nella zona di Montereale in provincia di Rieti (foto sotto) dal gruppo che studia gli effetti 'di sito', ovvero come le onde sismiche vengono amplificate dalla conformazione geologica locale.

I dati acquisiti con questi esperimenti sono molto importanti per capire la risposta dei vari terreni alle sollecitazioni sismiche, e sono quindi utili per gli studi di microzonazione sismica, necessaria per pianificare le nuove costruzioni e per gli adeguamenti di quelle esistenti. Sono in corso di installazione ulteriori strumenti per caratterizzare altre situazioni geologiche critiche, come il passaggio da un'area di roccia a un bacino alluvionale, e altro.

Altre squadre di geologi sono partite già dal 24 agosto per cercare le tracce in superficie della faglia, o delle faglie, responsabili del terremoto. Terremoti di questa magnitudo generalmente non provocano rotture evidenti in superficie, ma qualche volta lo fanno. Le prime osservazioni sono state fatte sulle faglie già note nella regione, che i geologi avevano studiato e mappato negli anni scorsi.

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