C'era chi andava in orario di lavoro nel negozio del coniuge o in centri scommesse
Rischiano il processo nove dipendenti del Museo delle Arti e delle Tradizioni popolari di Roma sospesi dal servizio in gennaio perché sorpresi a timbrare il badge, salvo poi abbandonare il posto di lavoro. Si avvia a conclusione l'inchiesta del pm Stefano Rocco Fava e presto ai nove sarà notificato l'avviso che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio. Per i nove indagati le accuse sono, a vario titolo, quelle di falsità materiale e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa ai danni dello Stato (per alcuni con l'aggravante di aver commesso il fatto per conseguire il profitto di un altro reato e con la violazione dei doveri di una pubblica funzione), false attestazioni e certificazioni. Avviata nel febbraio del 2015, l'indagine, denominata 'Museum', era stata svolta attraverso servizi di osservazione, pedinamento e controllo, con riprese con videocamere poste in punti nevralgici del museo, consentendo di accertare le truffe perpetrate dagli indagati: quasi sistematicamente, dopo aver marcato la presenza col badge, i nove dipendenti, di età compresa tra i 43 e i 65 anni, si allontanavano dal posto di lavoro oppure timbravano per conto di altri colleghi che arrivavano più tardi o che addirittura non si presentavano al lavoro. Tra i casi più palesi i militari scoprirono una dipendente che durante l'orario di lavoro in realtà andava nel negozio di frutta e verdura del marito, mentre un altro dipendente del museo andava regolarmente a giocare in un centro di scommesse sportive della zona.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata