Roma, 15 dic. (LaPresse)- A pochi giorni dalla morte di Stefano Cucchi, il cui processo arriva oggi in Cassazione, la famiglia, ma soprattutto la sorella Ilaria diffonde le foto shock del cadavere del ragazzo, scattate in obitorio. Erano ben visibili, oltre alla magrezza scheletrica (Cucchi pesava 43 chili al momento della morte), delle lesioni diffuse. Il volto era tumefatto: una maschera violacea attorno agli occhi, uno dei quali schiacciato nell’orbita, un ematoma bluastro sulla palpebra e la mandibola spezzata. E poi la schiena, fratturata all’altezza del coccige. L’inchiesta avviata dalla Procura diede il via ad un lunghissimo processo, iniziato con il rinvio a giudizio dei dodici imputati (gennaio 2011). Da allora, sono servite 45 udienze, 120 testimoni sentiti, decine di consulenti tecnici nominati da accusa, parti civili, difesa, e anche una maxi-perizia disposta dalla stessa Corte.

Tutto inizia il 15 ottobre 2009. Stefano Cucchi viene arrestato in via Lemonia, a Roma, a ridosso del parco degli Acquedotti perché sorpreso con 28 grammi di hashish e qualche grammo di cocaina. Quella notte, intorno all’1,30, i carabinieri che lo hanno arrestato lo accompagnano a casa per perquisire la sua stanza. Non trovando altra droga lo riportano in caserma con loro e lo rinchiudono in una cella di sicurezza della caserma Appio-Claudio.

16 OTTOBRE 2009. La mattina successiva è tempo del processo per direttissima. Stefano ha difficoltà a camminare e parlare e mostra evidenti ematomi agli occhi e al volto che non erano presenti la sera prima. Il giudice, nonostante le condizioni di salute del giovane, convalida l’arresto e fissa una nuova udienza. Nell’attesa, Stefano Cucchi viene rinchiuso nel carcere di Regina Coeli.

17 OTTOBRE 2009. Le sue condizioni di salute peggiorano e viene trasportato all’ospedale Fatebenefratelli per essere visitato. Il referto è chiaro: lesioni ed ecchimosi alle gambe e al viso, frattura della mascella, emorragia alla vescica, lesioni al torace e due fratture alla colonna vertebrale. Viene chiesto il ricovero, ma Stefano rifiuta insistentemente e viene rimandato in carcere.

22 OTTOBRE 2009. Stefano muore all’ospedale Pertini. Solo a questo punto, dopo vani tentativi i suoi familiari riescono a ottenere l’autorizzazione per vederlo. Comincia un calvario investigativo e giudiziario.

25 GENNAIO 2011 Rinviate a giudizio 12 persone: i sei medici dell’ospedale “Sandro Pertini” Aldo Fierro, Stefania Corvi, Rosita Caponetti, Flaminia Bruno, Luigi Preite De Marchis e Silvia Di Carlo; i tre infermieri dello stesso ospedale, Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe, e le tre guardie carcerarie Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici.

Il 5 GIUGNO 2013 la III Corte d’Assise condanna in primo grado quattro medici dell’ospedale ‘Sandro Pertini’ a un anno e quattro mesi ed il primario a due anni di reclusione per omicidio colposo (con pena sospesa), un medico a 8 mesi per falso ideologico. Invece assolve sei tra infermieri e guardie penitenziarie, i quali, secondo i giudici, non avrebbero in alcun modo contribuito alla morte di Cucchi.

Il 31 OTTOBRE 2014, a seguito di una sentenza della corte d’appello di Roma, sono assolti tutti gli imputati, anche i medici.á La sorella di Stefano, laria, dichiara che avrebbe chiesto ulteriori indagini al procuratore capo Pignatone e che avrebbe continuato le sue campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul caso.

10 SETTEMBRE 2015. Per la prima volta viene iscritto nel registro degli indagati un carabiniere per falsa testimonianza. Alla fine i carabinieri indagati sono 5: due per falsa testimonianza, tre per lesioni aggravate.

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