Taranto, 20 nov. (LaPresse) – I militari del nucleo di polizia tributaria di Taranto hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per equivalente, disposto dal tribunale di Taranto, di un locale commerciale, altri beni e disponibilità finanziarie del valore complessivo di 846 mila euro. Quindici persone sono state denunciate a vario titolo per i reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità commessa dal privato in atto pubblico nonché impiego di denaro di provenienza illecita.

Il provvedimento è l’epilogo di indagini su una truffa di importo pari alla predetta cifra, finalizzata all’indebita percezione di fondi europei cofinanziati da Stato e Regione Puglia, destinati ad incentivare l’occupazione femminile.

L’OPERAZIONE-. L’operato delle fiamme gialle ha consentito di individuare 12 imprese, operanti in diversi settori commerciali, in particolare imprese di pulizia e bar, costituite fittiziamente da soggetti legati da vincoli di parentela o amicizia con l’ideatore del meccanismo fraudolento e prevalentemente risultate ubicate a Taranto, presso indirizzi coincidenti con le abitazioni dei medesimi intestatari fittizi. Il predetto provvedeva a formalizzare assunzioni meramente cartolari di circa 130 donne, di età compresa tra i 30 ed i 45 anni,nonché a predisporre falsa documentazione per prestazioni di lavoro mai effettuate.

Le donne, sentite dagli investigatori, hanno dichiarato di non aver percepito stipendio, né di essere a conoscenza di dette assunzioni e che i loro dati personali erano stati illecitamente acquisiti ed utilizzati prevalentemente da ‘curriculum’ e da copie di documenti d’identità da loro stesse presentati ai soggetti indagati per richieste di lavoro.

I PRESTANOMI-. L’ideatore del meccanismo truffaldino si è fatto rilasciare deleghe dai titolari/prestanome delle ditte coinvolte ed ha chiesto ed ottenuto una prima tranche dei fondi dalla Regione Puglia, la quale, successivamente, a seguito dei controlli che di norma vengono eseguiti a scandaglio dopo la prima concessione di denaro, ha rilevato numerose anomalie prevalentemente formali sulla documentazione presentata. I capitali illeciti sono stati dirottati con assegni e prelevamenti in contanti nelle mani del principale indagato e dei suoi familiari, come ha ammesso il medesimo a chiusura degli accertamenti, per poi essere reimpiegati nell’acquisto di un locale commerciale adibito a bar di circa 150 metri quadrati sito in pieno centro cittadino del capoluogo jonico, intestandolo a due prestanome che stavano per rivenderlo a terzi, ma sono stati bloccati dal sequestro disposto dal Tribunale al fine di garantire il recupero delle somme indebitamente percepite in danno del bilancio regionale.

Dall’altra parte la Regione Puglia è stata prontamente informata ed ha sospeso l’erogazione di altre tranche di finanziamenti a favore delle imprese coinvolte.

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