di Maria Elena Ribezzo

Città del Vaticano, 19 nov. (LaPresse) – Il viaggio di Papa Francesco in Centrafrica – tappa più a rischio – si farà, lo ha confermato il portavoce della Santa Sede, Padre Federico Lombardi. Tutti e tre i Paesi che toccherà la visita del Santo Padre, da Est verso Ovest – Kenya, Uganda e Centrafrica – hanno una storia piuttosto travagliata, ma è proprio questo che il Papa vuole andarci, ha spiegato Lombardi: “Per portare un messaggio di pace e riconciliazione”. Il viaggio durerà sei giorni, dal 25 al 30 novembre, “Sarà impegnativo – ha detto il portavoce vaticano – ma lo si affronterà con grande impegno ed entusiasmo”. Tra i luoghi che visiterà, anche una baraccopoli a Nairobi, in Kenya, e un campo profughi a Bangui, in Centrafrica, con duemila sfollati, prevalentemente cristiani.

Per gli spostamenti brevi nei singoli Paesi, Papa Francesco ha chiesto di utilizzare una papamobile aperta, che gli permetta di girare tra la folla stando a contatto con i fedeli, come sempre ha fatto dalla sua elezione. Nonostante i timori per le minacce sempre più pressanti dell’Isis nei confronti del Vaticano e del Papa, il programma non cambia. “Il Papa – ha ribadito Lombardi – vuole andare in Africa e non è preoccupato per se stesso. Allo stato attuale noi prevediamo di andare. Si segue la situazione, e poi si prendono le decisioni necessarie nel caso di imprevisti. Si sapeva già che la situazione non era pacifica. Che gli avvenimenti di Parigi abbiamo portato un clima generale di preoccupazione e attenzione maggiore è ovvio, non tocca a me negarlo, ma non direi che ha cambiato le questioni che riguardano questo viaggio, i problemi della Repubblica centrafricana o in Kenya non sono cambiati dopo Parigi, c’è violenza, ci sono attacchi, ci sono morti, come gli studenti cattolici uccisi a Garissa. Ci sono situazioni di violenza ben note, che non sono cominciate con gli attacchi di Parigi, quindi non direi che hanno cambiato la situazione in loco o che noi incontriamo nei Paesi africani”.

I PAPI IN AFRICA – Questo è il primo viaggio in Africa di Bergoglio, anche al di fuori del suo pontificato. Il desiderio di visitare il continente lo espresse da subito. Prima di lui, Paolo VI visitò nel 1969 i luoghi dei martiri cristiani in Uganda, dove tornerà anche Papa Francesco. Si tratta dei primi grandi martiri dell’Africa moderna, nel 1800. In quella occasione, vennero ammazzati sia cristiani che anglicani, arrotolati in delle stuoie e utilizzati come legna da ardere per un grande falò. A Entebbe, luogo della loro condanna, il Papa benedirà una nuova pietra angolare che viene dal Sepolcro di San Francesco d’Assisi, per la costruzione di una nuova chiesa in occasione del 50esimo anniversario della canonizzazione dei martiri.

Giovanni Paolo II invece visitò ben 42 Paesi del Continente, record che gli valse l’appellativo di “Jean-Paul II l’africain”.

IL SEGUITO DI BERGOGLIO – Papa Francesco sarà accompagnato dal segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, dal sostituto, monsignor Angelo Becciu, dal cardinale Fernando Filoni, prefetto della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, e dal cardinale Peter Turkson, presidente di Giustizia e pace. Come dipendente vaticano, ci sarà una signora del Burkina Faso, Brigitte, che lavora al Governatorato. Ad attenderli in Africa ci sarà il capo della Gendarmeria, Domenico Giani, che partirà qualche giorno prima per effettuare i dovuti sopralluoghi.

Dalla delegazione del Papa, il segretario di Stato si staccherà dopo le tappe in Kenya e Uganda e prima della visita in Centrafrica, per raggiungere il vertice Onu a Parigi sull’Ambiente.

I DISCORSI IN QUATTRO LINGUE – Data la diversa storia di dominazione coloniale dei Paesi e le diverse lingue parlate, Francesco ha deciso di pronunciare i suoi tanti discorsi nelle lingue più vicine a seconda delle occasioni: parlerà in inglese alla State House di Nairobi il 25 alle 18.30 per un discorso davanti al capo di Stato keniota, Uhuru Kenyatta; in occasione della Messa nel campus universitario di Nairobi – che conterrà 300mila fedeli, ma essendo confinante con due grandi parchi il numero delle persone che assisteranno potenzialmente potrebbe raggiungere il milione-; alla cerimonia di benvenuto nella State House del presidente ugandese, Yoweri Museveni, a Entebbe. Utilizzerà lo spagnolo per il suo discorso più ampio e articolato incentrato sui temi ambientali, il 26 novembre alle 17 – in questa occasione il Papa pianterà anche un albero – e nella visita allo slum di Nairobi davanti a duemila persone che fanno riferimento alla parrocchia cattolica di San Giuseppe Lavoratore, tenuta dai Gesuiti.

Il 29 novembre mattina, per la prima volta Papa Francesco pronuncerà un discorso in pubblico in lingua francese, per il saluto alla presidente della transizione – prima delle nuove elezioni – centroafricana, Catherine Samba-Panza e al suo corpo diplomatico. In questo Paese, il 29 novembre, nella cattedrale di Bangui, aprirà, come già anticipato, il Giubileo della Misericordia per l’Africa.

In francese sarà anche il discorso tenuto con l’imam della moschea l’ultimo giorno, lunedì 30 alle 8.

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