Roma, 3 nov. (LaPresse) – A ‘La vita in diretta’ in onda su Rai1 parla Antonio Mineo, uno dei 35 imprenditori che si sono ribellati ad anni di estorsioni a Bagheria portando all’arresto di 22 presunti estorsori in un’operazione dei carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia. Mineo ha deciso di denunciare dopo che gli era stata incendiata l’attività. “Non è questione di timore – spiega l’imprenditore in collegamento da Bagheria – ma di gestire la propria attività. Abbiamo detto no al pizzo, abbiamo subito l’incendio un mese e mezzo o due dopo, poi ci hanno ricontattati e ci hanno vietato totalmente un campo della nostra azienda. Ci hanno penalizzato tantissimo, stiamo risalendo la china”.

Mineo suggerisce ad altri imprenditori vessati dai ricatti di denunciare perché “è bello sentirsi liberi” e ringrazia le associazioni che “mi hanno aiutato tantissimo”. E spiega di non aver mai temuto per la sua incolumità. “Non ho avuto paura”, racconta e spiega che non ha una scorta: “Assolutamente no, perché dovrei girare con la scorta? Non ne vedo il motivo. Queste persone sono in carcere, qualcuno fuori, c’è la giustizia che farà i suo corso.

“Da due anni la mia attività è ferma – racconta invece un altro imprenditore alle telecamere del contenitore pomeridiano di Rai1 – nessuna banca vuole finanziarmi perché ho deciso di stare dalla parte della legalità. Ma non sono pentito perché l’ho fatto per la mia famiglia, per i miei figli che possano andare avanti a testa alta”.

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