Città del Vaticano, 12 ago. (LaPresse) – “I ritmi sregolati della festa fanno vittime, spesso giovani“. Lo ha detto Papa Bergoglio nel corso dell’udienza generale del mercoledì in Vaticano, dedicata oggi alla dimensione della festa. “Il tempo del riposo, soprattutto quello domenicale – ha aggiunto – è destinato a noi perché possiamo godere di ciò che non si produce e non si consuma, non si compra e non si vende. E invece vediamo che l’ideologia del profitto e del consumo vuole mangiarsi anche la festa: anch’essa a volte viene ridotta a un ‘affare’, a un modo per fare soldi e per spenderli”.
“E’ per questo che lavoriamo? – ha chiesto il Pontefice -. L’ingordigia del consumare, che comporta lo spreco, è un brutto virus che, tra l’altro, ci fa ritrovare alla fine più stanchi di prima. Nuoce al lavoro vero, e consuma la vita”.
“La festa non è la pigrizia di starsene in poltrona, o l’ebbrezza di una sciocca evasione“, ha continuato papa Bergoglio.
“La festa è anzitutto uno sguardo amorevole e grato sul lavoro ben fatto. Festeggiamo un lavoro – ha aggiunto -. Il tempo della festa è sacro perché Dio lo abita in un modo speciale. L’Eucaristia domenicale porta alla festa tutta la grazia di Gesù Cristo: la sua presenza, il suo amore, il suo sacrificio, il suo farci comunità, il suo stare con noi. E così ogni realtà riceve il suo senso pieno: il lavoro, la famiglia, le gioie e le fatiche di ogni giorno, anche la sofferenza e la morte; tutto viene trasfigurato dalla grazia di Cristo”.
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