Roma, 3 lug. (LaPresse) – Il mondo degli studenti universitari è in rivolta contro il disegno di legge sulla Pubblica amministrazione, nel quale è stato inserito un emendamento proposto dal parlamentare dem Marco Meloni, e modificato dal Governo, che stabilisce il “superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l’accesso ai concorsi e la possibilità di valutarlo in rapporto a fattori inerenti all’istituzione che lo ha assegnato e al voto medio di classi omogenee di studenti”, dando peso anche all’ateneo di provenienza e alla media ottenuta nei singoli insegnamenti, come metro di valutazione per i concorsi dell’amministrazione pubblica.

“Richiediamo la cancellazione di questo emendamento – dichiara Rebecca Ghio, coordinatrice nazionale Run (Rete universitaria nazionale): la formulazione è quanto meno poco chiara e non ne comprendiamo lo scopo. Si vuole valutare l’idoneità professionale di un laureato in base al fatto che sia stato più bravo o meno della media dei suoi colleghi di corso, senza una logica nazionale poiché per questo basterebbe il voto di laurea. A meno che non si stia proponendo, velatamente, l’abolizione del valore legale del titolo di studio”.

“Gli studenti – ricorda Ghio – non scelgono gli atenei in base alla generosità del voto, anzi spesso scelgono l’università che si possono permettere anche a discapito delle loro ambizioni”. Ghio attacca il parlamentare dem Meloni che ha proposto l’emendamento: “Ricordiamo bene che Meloni fa le ipotesi più disparate sul valore legale fin dal 2012. Da allora però è stato messo in campo un ingente sforzo di risorse per immaginare un sistema di valutazione e accreditamento dei corsi di laurea. Se si vuole intervenire sulla qualità della didattica, il Miur innalzi il livello dei criteri di valutazione dei corsi di laurea, per dare agli studenti migliori piuttosto che penalizzarli dopo aver offerto un servizio peggiore”.

“Ci aspettiamo che il Pd intervenga – conclude Ghio – per eliminare questo emendamento. Non può essere incoraggiata a tal punto la competizione fra atenei, specie con criteri assurdi fuori da ogni sistema di valutazione”.

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