Roma, 5 giu. (LaPresse) – Non si quieta la bagarre politica e la reazione indignata del Paese dopo che ieri è andato in scena il secondo atto dell’inchiesta Mafia Capitale che ha portato i carabinieri del Ros a eseguire 44 nuovi arresti tra Lazio, Abruzzo e Sicilia. I reati contestati, associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, sono emersi nelle 428 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Flavia Costantini: l’ennesimo capitolo della saga di un’organizzazione cerniera tra criminalità e politica, capace, soprattutto, di fare business sui “centri di accoglienza per migranti”. E se tra gli arrestati figurano anche consiglieri comunali di Roma Capitale c’era da aspettarsi una ridda di polemiche e accuse, con il Pd romano e nazionale a difendere il sindaco Marino e tutte le altre forze politiche ad accusare e chiedere dimissioni.

Il blitz ieri all’alba nelle province di Rieti, Frosinone, l’Aquila, Catania ed Enna. Oltre agli arrestati altre 21 persone risultano indagate. Questa seconda tornata di arresti, secondo gli inquirenti, “conferma l’esistenza di una struttura mafiosa, operante nella capitale, cerniera tra ambiti criminali ed esponenti degli ambienti politici, amministratori ed imprenditori locali” (guarda il VIDEO) .

Molte, come accennato le reazioni politiche:dopo i nuovi arresti si infiamma la polemica politica. La Lega si scaglia contro gli sbarchi, Giorgia Meloni chiede la testa del sindaco Marino che invece si dice “Orgoglioso del nostro lavoro per cambiare la città e del lavoro di Pignatone per chiudere con un passato di illegalità”, mentre dalle carte emerge il nome dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Nel pomeriggio ieri era stato il Pd nazionale, nelle parole del presidente Orfini, a difendere il sindaco Marino: “La giunta Marino appena insediata chiese l’intervento degli ispettori del ministero dell’Economia, perché a Marino apparve chiaro che il modo in cui era stata amministrata la città era discutibile e chiese sostegno agli ispettori del ministero dell’Economia per verificare cosa fosse successo. Fece questo prima che iniziasse l’inchiesta Mafia Capitale”.

“Qualcuno nel nostro partito ha ceduto, chi ha ceduto dovrà pagare il suo debito con la giustizia, non è degno di stare nel Pd, chi si è fatto corrompere deve sparire dalla vita politica” ha sottolineato Orfini.

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Le carte: tangenti, posti di lavoro in cambio di favori, malaffare. Un sodalizio consolidato tra politica, malavita e imprenditori. Il tutto unito dalla corruzione. Nel mirino il business per la gestione dei migranti e rifugiati. Questa la cornice della seconda ondata di arresti dell’indagine ‘Mondo di Mezzo2’, che questa mattina ha portato all’arresto di 44 persone (19 in carcere e 25 ai domiciliari) accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni e trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle modalità mafiose. Salvatore Buzzi, a capo della cooperativa 29 giugno, in carcere dallo scorso anno, risulta ancora una volta una personalità in grado di assoggettare il mondo della politica. Per il gip romano, Flavia Costantini, che ha firmato l’ordinanza, “il sistema corruttivo faceva capo a Luca Odevaine nella veste di appartenente al Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale”. L’altro pezzo da novanta è ancora l’ex terrorista dei Nar Massimo Carminati.

La novità è che sono stati chiamati in causa esponenti delle istituzioni, di destra e di sinistra, al Comune e alla Regione Lazio, risultati a libro paga dell’organizzazione di stampo mafioso che a Roma faceva affari di ogni tipo – business degli immigrati in primis – e si aggiudicava i migliori appalti, tra i quali punti verde e piste ciclabili.

Gli arrestati. Questa seconda ondata di arresti arriva dritto alle istituzione e tocca alcuni nomi eccellenti, tra cui Luca Gramazio, consigliere della Regione Lazio di Forza Italia. Ma nei guai finiscono anche Mirko Coratti, ex presidente dell’assemblea capitolina in quota Pd, e Daniele Ozzimo, ex assessore alla Casa del Campidoglio di area democratica. Ai domiciliari invece sono finiti, tra gli altri, il consigliere comunale Giordano Tredicine e l’ex presidente del X Municipio Andrea Tassone. Ma ci sono anche Angelo Scozzafava, ex direttore del quinto dipartimento Promozione dei servizi sociali e della salute del Comune di Roma, e Franco Figurelli, della segreteria di Mirko Coratti. L’inchiesta però ha riguardato anche altre province nel Lazio, in Sicilia e in Abruzzo.


Il ruolo di Odevaine.
Coinvolta nell’inchiesta anche la cooperativa ‘La Cascina’. Secondo il gip, Odevaine avrebbe ricevuto da Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara, tutti manager della cooperativa, “la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014, per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione“.

Il caso Gramazio. Altro nome di spicco è Luca Gramazio, consigliere regionale di Forza Italia. coinvolto nella prima inchiesta. Per gli inquirenti. che lo hanno accusato di concorso in corruzione, Gramazio avrebbe avuto 98mila euro in contanti per finanziare il suo comitato e l’assunzione di 10 persone, cui veniva garantito nell’interesse di Gramazio uno stipendio.

Nelle carte il nome di Alemanno. Nelle carte esce ancora il nome dell’ex sindaco di Roma. Nel documento si legge che Alemanno “in vista delle elezioni europee del 25 maggio 2014” per ottenere un appoggio si rivolse a Salvatore Buzzi che “per il tramite di Giovanni Campenì” si appoggio all’organizzazione criminale calabrese (di cui quest’ultimo è ritenuto espressione), per procurare i necessari consensi in occasione della campagna elettorale dell’ex sindaco di Roma.

Il tariffario. “Altre cose in giro per l’Italia… possiamo pure quantificare, guarda… se me dai… cento persone facciamo un euro a persona… non lo so, per dire, hai capito? E… e basta, uno ragiona così dice va beh… ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina… 50 là… e… le quantifichiamo, poi…”. Così si esprimeva Luca Odevaine parlando con un suo collaboratore nella sua stanza negli uffici della Fondazione IntegraAzione.


“Mucca da mungere”.
Mucche da mungere solo se ben foraggiate. Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa 29 giugno, così si esprimeva al telefono con altri indagati. Nell’ordinanza si legge che “ha ricevuto l’eloquente risposta che la mucca era stata ben foraggiata dall’attività di Coratti (ex presidente del consiglio comunale, ndr)”, considerazione alla quale altrettanto eloquentemente Buzzi ribadiva che “la mucca era stata munta tanto”.


Le reazioni
. Forti le polemiche politiche. Il leader della Lega Matteo Salvini chiede le dimissioni del sindaco Ignazio Marino, che risponde: “Bene il lavoro della magistratura, io proseguo dritto per la mia strada”. Commenti amari anche da Giovanni Malagò, che su un possibile ‘danno’ per la candidatura di Roma ai giochi olimpici tranquillizza: “Non è una cosa brutta per la candidatura ma al tempo stesso non si può dire che sia bella. E’ qualche cosa che ci deve far riflettere e vergognare”.

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