Torino, 1 dic. (La Presse) – “C’era un gruppo dei ‘Bravi ragazzi’ , degli ultrà. Me lo riferirono i colleghi della Digos. Si erano radunati in piazza Montale”. Così Lorenzo Bongiovanni, poliziotto che nel 2011 era in servizio al commissariato Madonna di campagna, sentito come testimone dell’accusa oggi all’udienza del processo sul rogo della Cascina della Continassa, andata a fuoco nel dicembre del 2011 a Torino. “Io non li riconoscevo – ha spiegato – perché non li avevo mai visti. Ma i colleghi della Digos me li avevano segnalati. So che c’era questo gruppo. Nella relazione all’epoca dei fatti avevo scritto che ‘alla testa della manifestazione c’era un gruppo di ultrà juventini dei Bravi ragazzi’. Se ricordo bene la ragazza che aveva denunciato di avere subito uno stupro (fatto non vero, come era emerso la sera stessa del rogo, ndr), era sorella di uno che faceva parte dei Bravi ragazzi. Quindi sapevo che questo gruppo era riconducibile agli ultrà juventini. Ma quella sera non ho sentito cori inneggianti alla Juve”. A proposito del corteo che la sera del dieci dicembre 2011 partì da piazza Montale, nel quartiere delle Vallette, per dirigersi verso la cascina all’epoca abitata dai rom, difesi dall’avvocato Gianluca Vitale, il teste ha detto: “L’iniziativa non fu comunicata a nessuno”. “Alla testa del corteo – ha precisato – c’erano questi giovani. A un certo punto si è capito che volevano fare qualcosa di più e non solo un gesto di solidarietà verso la ragazzina. Si sono diretti in corso Ferrari, i ragazzi giovani sono andati avanti molto veloci. Quando sono arrivato alla cascina avevano già appiccato il fuoco. Noi non eravamo tantissimi, all’inizio c’era solo una pattuglia con due persone dentro”.

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