Di Francesco Cabras.

Cagliari, 29 nov. (LaPresse) – Tra i tanti striscioni che domani verranno appesi allo stadio Sant’Elia in occasione della partita Cagliari-Fiorentina, ce ne sarà uno speciale: quello dei 500 lavoratori dell’Alcoa di Portovesme, da cinque anni alle prese con una complicatissima vertenza per salvare il posto di lavoro e da 210 giorni in presidio permanente davanti ai cancelli dello stabilimento, dopo che la multinazionale americana produttrice di alluminio aveva annunciato di voler fare le valigie. La società guidata da Tommaso Giulini ospiterà allo stadio 150 operai e le loro famiglie, in segno di solidarietà e vicinanza del club rossoblu e per tenere alta l’attenzione alla vigilia dell’incontro decisivo convocato dal governo che si terrà settimana prossima a Roma, per capire se esistano le condizioni affinché la multinazionale svizzera Glencore rilevi l’azienda, alla quale si è dichiarata interessata. Forse per caso, o forse no, l’occasione scelta dal Cagliari è la partita con la Fiorentina, squadra di cui è tifoso il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nella speranza che assista al match e veda i lavoratori che prima del fischio d’inizio faranno il giro del campo indossando i caschetti che li hanno contraddistinti in questa lunga vertenza. Gli operai in presidio salutano con entusiasmo l’iniziativa della società. “Ci permetterà di passare una domenica di serenità con le nostre famiglie – dice Bruno Usai, rappresentante della Fiom-Cgil – e porterà ancora una volta all’attenzione di tutti la nostra vertenza. Il 30 dicembre si avvicina (giorno di scadenza della cassa integrazione, ndr) e c’è una trattativa in atto in cui crediamo. Non vogliamo più ammortizzatori sociali, vogliamo tornare a lavoro”. “Ringraziamo la società per questa giornata diversa da quelle che viviamo ogni giorno qui”, aggiunge Renato Tocco (Uilm). “Finita la partita, continuerà la nostra – spiega – e noi non ci arrendiamo: è la vertenza di un intero territorio e confidiamo ancora nella politica”. Simone Loi (Cub) dice che sarà “un’ora e mezza di svago” dall’impegno giornaliero nel presidio. “Ci fa molto piacere notare la vicinanza del Cagliari alle nostre problematiche – afferma – sarà per noi una parentesi di gioia, poi torneremo qui in attesa, si spera, di buone notizie”. “Accettiamo volentieri l’invito del Cagliari”, dichiara Massimo Cara (Fim Cisl). “La solidarietà – dice – è sempre una cosa piacevole, quando si dà e quando si riceve. Siamo sicuri che Renzi guarderà la partita e sarà così l’occasione di riportare la nostra vertenza alla ribalta nazionale”. Elvio Muscas, è stato assunto all’Alcoa 37 anni fa ed è uno dei lavoratori che ha dato vita al presidio nel maggio scorso e da allora non manca di passare il suo tempo nel tendone allestito davanti allo stabilimento. “La solidarietà è una cosa che ci fa molto piacere ricevere”, afferma con la voce che poi si rompe per la tristezza e la rabbia mentre ricorda che per molti di loro sono già arrivate le lettere di licenziamento. O meglio, di invito a dare le dimissioni prima del 30 dicembre. Che poi è lo stesso. Maurizio Pusceddu è un altro che da oltre duecento giorni passa gran parte della sua esistenza davanti ai cancelli chiusi dell’azienda. A turno, insieme ad altri 10/15 colleghi di lotta, ci passa anche la notte. Domani non andrà alla partita: “Devo stare nel presidio – spiega – ma tiferò il Cagliari da qui. Per noi è un’iniziativa molto importante”. Anche lui afferma di riporre tante speranze nella trattativa con Glencore: “Crediamo nella vendita – dichiara – e nella ripresa della produzione”. “È un’iniziativa bellissima”, dichiara il segretario regionale della Cgil, Michele Carrus. “Il fatto che la società Cagliari Calcio sia attenta a questo tipo di situazioni è un segno per noi molto importante”. E per Carrus lo è maggiormente perché arriva dal presidente Giulini, “che è un industriale e conosce bene il problema che stanno affrontando i lavoratori”. Il sindacalista ricorda che quella Alcoa “non è una vertenza locale, dal momento che la produzione di alluminio è strategica per l’intero paese”. Anche per Carrus la speranza è che il presidente Renzi guardi la partita, perché dal governo ci si aspetta la rimozione del paletto che finora ha impedito che la trattativa venisse chiusa e che rappresenta lo snodo centrale: il costo dell’energia. “Dobbiamo fare di tutto perché le due multinazionali si mettano d’accordo – dice – il governo deve capire che non stiamo solo difendendo il lavoro di 500 persone, ma un settore strategico per la nazione. Tutto passa per il costo energetico e il governo deve intervenire in questo senso”.

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