di Francesco Cabras
Nuoro, 9 Nov. (LaPresse) – Angherie, offese, insulti, denigrazioni, minacce: in una parola, bullismo. Soprusi tra adolescenti che ormai si manifestano prevalentemente attraverso computer, smartphone e tablet, tanto che è stato coniato il termine specifico di ‘cyber bullying’. Le nuove tecnologie sono diventate il principale strumento di comunicazione tra i giovani, soprattutto con l’utilizzo di social network e messaggistica istantanea. Facebook, twitter, whatsApp, Ask.fm, kik, sono solo alcuni esempi. Strumenti virtuali, ma causa di conseguenze assolutamente reali.
E a volte tragiche: dal 2008 ad oggi nel mondo si sono suicidati 41 adolescenti vittime di cyber bullying. E sono solo i casi accertati. Il fenomeno è preoccupante perché meno controllabile e prevenibile rispetto al bullismo ‘tradizionale’, quello faccia a faccia, perché non ci sono limiti di orario, spazio e modo per metterlo in pratica. E allarmante è l’abbassamento progressivo della media dell’età dei bulli e delle loro vittime, come rivela l’indagine specifica sulle cyber prepotenze condotta dall’Osservatorio territoriale sul bullismo di Nuoro-Ogliastra, iniziativa promossa dalla questura e dalla cooperativa Lariso che da quasi dieci anni si occupano di monitorare il problema attraverso la somministrazione di questionari nelle scuole.
Per la prima volta in Italia, l’osservatorio ha inserito nel campione, insieme ai 424 delle medie e i 212 del primo anno delle superiori, anche 237 alunni dell’ultimo anno delle scuole elementari. Un totale di 873 studenti: 457 maschi e 416 femmine. Questo ha consentito di scoprire, per esempio, che l’identikit della vittima di cyber bullying è di sesso femminile, ha tra i 10 e i 14 anni e il mezzo utilizzato dal bullo di età tra i 10 e gli 11 anni è il telefonino, tra i 13 e i 14 sono i social network. Il 13,7 dei bambini di 10 anni ha risposto di essere stato bersaglio di soprusi via cellulare, l’11,7 li ha invece subiti su internet.
Dall’altra parte, i cyber bulli pari età utilizzano il cellulare nel 7,3% dei casi, mentre il 7,1 preferisce vessare i coetanei via tablet o smartphone. Se invece si analizza l’intero campione, si scopre che in totale il 16,9% è stato oggetto di bullismo attraverso il telefonino, il 14,3 su internet. Facebook è risultato il social più amato. Il 48,5% dei bambini e l’82% dei ragazzi delle superiori possiede un profilo. Dal questionario è inoltre emerso che molte bambine tra i 9 e i 12 anni sono state iscritte dalla mamma dichiarando che la figlia era maggiorenne.
Il 32% degli studenti, tra cui molte bambine delle elementari, sono iscritti anche ad Ask.fm, social finito al centro di polemiche proprio per fenomeni frequenti di cyberbullismo, tanto che in Gran Bretagna il premier David Cameron ne ha chiesto il boicottaggio dopo il suicidio di una ragazzina.
Inquietante – come ha sottolineato il vice questore Fabrizio Mustaro, coordinatore dell’Otb – è anche l’assoluta mancanza di empatia dimostrata da 200 dei ragazzi intervistati, che hanno dichiarato di non provare nessun sentimento particolare verso chi subisce vessazioni, anzi 100 di loro trovano addirittura divertente molestare i propri compagni. Non meno preoccupante è l’analisi delle difese a disposizione delle vittime, sia in famiglia che a scuola: il 26,4% di loro si sente solo e impotente e non ne parla con genitori o adulti “perché tanto non ne capiscono nulla di telefonini, tablet ed internet”. E non c’è da stupirsi se solo il 55% dei genitori monitora i figli mentre “navigano” o utilizzano il cellulare e se il fenomeno cyber bullismo risulta sconosciuto al 75% degli insegnanti. Il rappresentante della Lariso, Gianfranco Oppo avverte che “serve correre ai ripari se solo si pensa che il 95% dei ragazzi ha risposto che non potrebbe sopravvivere per più di 15 minuti senza telefonino”.
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