Roma, 4 nov. (LaPresse) – Roma Capitale ha presentato al Tribunale amministrativo regionale del Lazio un ricorso in cui chiede l’annullamento giurisdizionale del decreto con cui il prefetto della Provincia di Roma, il 31 ottobre scorso, ha richiesto l’annullamento della trascrizione nei registri dello stato civile dei matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero e l’ordine di procedere agli atti conseguenti. Il decreto “è stato assunto in carenza assoluta di potere – spiega il Campidoglio in un comunicato stampa – e risulta comunque viziato da incompetenza, nonché da eccesso di potere sotto varie figure sintomatiche”, e viene quindi definito “palesemente nullo, illegittimo, ed errato”.
Secondo Roma Capitale “la normativa vigente non attribuisce affatto in capo al Prefetto stesso alcun potere di intervenire sugli atti di stato civile né, per derivazione, di ordinare l’annullamento delle trascrizioni. Nel caso specifico, infatti, né allo stesso Sindaco è dato intervenire, ma solo (ciò è detto esplicitamente dalla normativa) al Tribunale”. Si ricorda poi che il Sindaco di Roma “non ha celebrato l’unione, non ha attribuito diritti, né imposto doveri agli interessati, ma si è limitato a conferire pubblicità-notizia a un evento giuridicamente rilevante, verificatosi prima (rispetto al 18 ottobre) e altrove (in altri Stati), nel rispetto dello Statuto di Roma Capitale, che impone il divieto di qualsiasi forma di discriminazione, degli ordinamenti dei Paesi in cui il matrimonio è stato contratto, nonché dalle Carte sovranazionali recepite dal nostro ordinamento”.
Nel comunicato stampa, inoltre, si riscontra “una violazione del procedimento, poiché il decreto impugnato è stato adottato senza la formale comunicazione di avvio e quindi non rispetta le disposizioni della L.241/90, invocata peraltro dallo stesso Prefetto”. Il Campidoglio ha chiesto quindi l’immediata sospensione degli effetti del provvedimento prefettizio, sino alla decisione sul merito del ricorso.
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