Roma, 3 nov. (LaPresse) – “Se davvero la Procura ha intenzione di riaprire le indagini, per noi è un bene. Io spero, ormai da cinque anni, che i pubblici ministeri siano in grado di assicurare alla giustizia i responsabili della morte di mio fratello”. Così Ilaria Cucchi, sorella di Stefano Cucchi, in un’intervista al quotidiano ‘Repubblica’. “Credo – aggiunge – si sia perso più tempo a fare il processo a mio fratello e alla mia famiglia che a fare indagini serie per capire cosa è successo. Il primo grado è stato un processo alla vittima, non agli imputati”.
“Non riuscire a trovare il colpevole di una cosa avvenuta dentro a luoghi istituzionali – continua Ilaria – è grave. Ed il fallimento è della procura, dello Stato, della giustizia. L’unica volontà che io ho percepito, sin dall’inizio, è stata quella di fare emergere che la colpa era di Stefano. Io e i miei genitori ci siamo guadagnati questo processo con le unghie e con i denti perché la sua morte era stata registrata come morte naturale. E io ho sempre avuto l’impressione che ci fosse una verità prestabilita”.
“Noi chiederemo nuove perizie. Almeno oggi si parte da un dato: che le percosse sono accertate. Le hanno riconosciute due giudici. A questo punto dovranno spiegarci chi gliele ha fatte. Sembra poco, lo so, ma non lo è. Pensi che all’inizio ho sentito parlare persino di ‘fratture da bara’”, conclude Ilaria.
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