Cernobbio (Como), 18 ott. (LaPresse) – “Il 61% dei disoccupati è disposto ad accettare un posto di lavoro in un’attività dove la criminalità organizzata ha investito per riciclare il denaro e quasi uno su dieci (l’8%) è pronto anche a commettere reati”. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti sul prezzo dell’illegalità presentata al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione a Cernobbio (Como). La criminalità’ organizzata trova “terreno fertile nel tessuto sociale ed economico indebolito dalla crisi – si legge nel rapporto -, come dimostra il fatto che Mafia, Camorra, ‘Ndrangheta e company possono contare su un esercito potenziale di ben 230mila persone che non avrebbero problemi a commettere consapevolmente azioni illegali pur di avere un lavoro”.
L’allentamento della tensione morale nei confronti della malavita provocato dalla crisi, per Coldiretti, “tocca la vita di tutti i giorni, come conferma il fatto che quasi un italiano su cinque (18%) non avrebbe problemi a recarsi in un pizzeria, ristorante, bar o supermercato gestito o legato alla criminalità organizzata purchè i prezzi siano convenienti (9%), i prodotti siano di ottima qualità (5%) o addirittura se il posto sia comodo e vicino a casa (4%)”.
Per Coldiretti “la stragrande maggioranza degli italiani è d’accordo sul fatto che in certe zone d’Italia dove c’è molta disoccupazione e povertà, la criminalità organizzata ha saputo creare opportunità di lavoro. E il problema non è confinato nel Sud, tanto che l’84 %degli italiani ritiene ormai che la criminalità organizzata sia diffusa su tutto il territorio, rispetto a una minoranza del 13% che la localizza nel Mezzogiorno”. Con la crisi è in calo anche la solidarietà. “Il 58% degli italiani – si legge nel rapporto – non sarebbe disposto a pagare il 20% in più per un prodotto alimentare ottenuto da terre o aziende confiscate alla mafia”.
“Bisogna spezzare il circolo vizioso che lega la criminalità alla crisi – ha dichiarato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – con interventi per favorire, soprattutto tra i più giovani, l’inserimento nel mondo del lavoro, e l’impegno delle istituzioni, della scuola e delle organizzazioni di rappresentanza per scongiurare il pericolo che legittime aspirazioni ad avere un’occupazione possano essere sfruttate per alimentare l’illegalità”.
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