Taranto, 30 ott. (LaPresse) – La guardia di finanza di Taranto ha notificato 53 avvisi di conclusione delle indagini nell’ambito dell’inchiesta sul presunto disastro ambientale provocato dallo stabilimento Ilva di Taranto. Tra i destinatari, oltre ai componenti della famiglia Riva, c’è il governatore della Puglia, Nichi Vendola, altri politici locali e alcune società.
A poche ore dalla diffusione della notizia, Vendola ha tenuto una conferenza stampa a Bari durante la quale ha innanzi tutto precisato il suo rispetto per il lavoro della giustizia: “Non vi sembri paradossale il fatto che pure nel momento del più grande turbamento, io continui a considerare di grande importanza l’inchiesta della procura di Taranto sull’inquinamento provocato dall’ilva in questa città. L’ho considerata fin dall’inizio un momento storico – ha aggiunto Vendola – che ha provato a sancire un principio che in realtà è scritto nella nostra Costituzione, ma che è stato ignorato: il principio della responsabilità sociale dell’impresa, che significa anche responsabilità nell’esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini, come il diritto alla salute e alla vita”.
Vendola ha poi definito questo un “momento di grande turbamento” ma, ha specificato, “Non intendo minimamente perdere quella serenità che mi deriva dall’aver operato in piena coscienza con amore verso la città di Taranto”. “Per la stima che nutro nei confronti della magistratura del capoluogo ionico – ha concluso – sono convinto che non sarà difficile poter dimostrare che, nel contrasto contro ogni fenomeno di illegalità, la mia amministrazione si sia comportata senza ombre. Se avessi operato piegando la mia coscienza, sarei in grado di infliggere la più grave delle pene”.
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