Roma, 20 mar. (LaPresse) – “Nessuno può dire che sono un imbroglione”. Era il 6 novembre scorso ed era una delle ultime uscite pubbliche di Antonio Manganelli, morto questa mattina all’ospedale San Giovanni di Roma. L’occasione era l’assemblea generale dell’Interpol in corso a Roma. Il Viminale in quelle settimane era scosso dal caso del corvo che, con un atto anomino alla procura di Roma, aveva denunciato appalti poco chiari al ministero, tirando in ballo il suo vice, Nicola Izzo. “Ci sarà un capo della polizia più bravo di me- disse in quell’occasione- più adatto di me, ma nessuno potrà dire che io sono un imbroglione: da 38 anni faccio questo lavoro e non ho mai sentito cose del genere e di questo sono contento”. “E’ facile essere accusati anche in modo superficiale – aveva continuato Manganelli – anche da un anonimo. A me non è mai successo, e di questo sono contento”.

In quell’occasione difese a spada tratta Izzo, parlando di lui come “un vice non certo dimezzato”. “Izzo – disse Manganelli – non è persona da sentirsi dimezzata nel lavoro che fa”. Poi, con l’onesta intellettuale che gli era propria affermo: “Il nostro è un mondo dove si prendono latitanti ma anche dove si fanno contratti, dove si fanno scelte che comportano un giro di soldi”. Poi sempre parlando di Izzo continuò: “Se questo percorso non finirà con atteggiamenti di contrasto sarò ancora più contento. Se si accerteranno cose brutte, si risponderà con cose brutte, ma spero di no”.

Convinto sostenitore di un modello di “sicurezza partecipata” che prevede il contributo delle forze dell’ordine, delle istituzioni centrali e locali e degli stessi cittadini, fa della “trasparenza” il fil rouge del suo mandato: “Ho sempre detto che volevo che si arrivasse a dire che la polizia è un contenitore di vetro, dove tutti possono guardare dentro”, ripete anche quando sui giornali impazza lo scandalo dei presunti appalti truccati al Viminale. All’inizio di quest’anno, le sue condizioni di salute peggiorano, dopo che nel 2011 aveva combattutto una lunga battaglia con un tumore. Nel pomeriggio del 24 febbraio viene ricoverato d’urgenza ed operato all’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, per la rimozione di un ematoma cerebrale, conseguenza di un’emorragia.

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