L’Aquila, 15 nov. (LaPresse) – I carabinieri stanno eseguendo, in abruzzo ed in altre regioni italiane, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 6 indagati per associazione per delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani, riduzione in schiavitù, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione. Al centro delle indagini del Ros un sodalizio transnazionale di matrice nigeriana, dedito allo sfruttamento sessuale di connazionali ridotte in schiavitù, con il ricorso a violenze, riti esoterici e minacce ai familiari nel paese di origine. Documentate anche interruzioni di gravidanza imposte alle vittime dagli appartenenti al sodalizio, nonché la regolarizzazione di alcuni affiliati mediante matrimoni fittizi.
A far scattare le indagini una segnalazione dell’associazione ‘On the road’, che aveva chiesto un permesso di soggiorno per motivi umanitari destinato a una cittadina nigeriana vittima di sfruttamento sessuale da parte di due connazionali. L’attività investigativa ha permesso di individuare un sodalizio transnazionale di matrice nigeriana, articolato in cellule strutturate su base familiare e attivo in diverse località abruzzesi e lombarde nello sfruttamento di giovani connazionali, fatte giungere dalla Nigeria secondo il meccanismo di reclutamento e assoggettamento psicologico. Secondo quanto appurato dalla polizia, le vittime erano sottoposte al cosiddetto ‘giuramento’, un rituale vodoo, attraverso il quale le ragazze si impegnavano a restituire all’organizzazione la somma di denaro utilizzata per il viaggio in Italia con i profitti dell’attività lavorativa.
Una volta avviate alla prostituzione le giovani corrispondevano alla madame, oltre alla quota destinata a saldare il debito contratto, le spese di alloggio e di vitto e una sorta di affitto del tratto di marciapiede occupato. Il controllo e l’assoggettamento esercitato dal sodalizio si concretizzava in sistematici episodi di intimidazione e violenza, culminati, nel caso della giovane che per prima ha denunciato le violente, con l’interruzione di gravidanza, operata mediante somministrazione di medicinali e alcool. La ragazza dalla Lombardia era stata poi trasferita nella provincia di Teramo, dove il primo ottobre 2011 è morta a causa di una malattia.
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