Bergamo, 9 ago. (LaPresse) – Ancora una lettera anonima sul caso di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate Sopra uccisa a Chignolo d’Isola. La missiva, arrivata a ‘L’Eco di Bergamo’ lunedì, contiene una confessione anonima del sedicente omicida. “Io ho ucciso Yara, ecco come ho fatto”, si legge su un foglio A3 scritto su entrambe le facciate con l’aiuto di un normografo. La lettera è partita dal centro meccanografico posta di Genova, che smista la corrispondenza dell’intera Liguria e della provincia di Alessandria.
La missiva è il racconto del delitto da parte di un presunto pedofilo, che si trovava nella zona di Brembate Sopra per lavoro e passava “vicino al centro sportivo per conoscere qualche ragazzina, perché le donne non me vogliono, mi imbarazzo con adulti”. Inoltre racconta di aver conosciuto Yara almeno da due mesi. “Verso fine settembre passavo vicino a palestra con la mia macchina e con delle scuse avevo conosciuto una con quel nome. Finimmo con il simpatizzare eppure mi sembrava di piacere a lei perché mi sorrideva quando le chiedevo se aveva il ragazzo fisso”. La lettera è stata trasmessa ai Ris di Parma. E’ particolareggiata ma compatibile anche con la lettura dei giornali perché non ci sono particolari inediti.
La sera del 26 novembre, c’è scritto, “gli offrivo un passaggio a casa verso le 18,50. Con una scusa le dissi che dovevo passare un attimo al posto di lavoro a Mapello. Verso le 19 arrivammo a Mapello, in macchina le squillò il cell. La convinsi a spegnerlo, lei aveva già capito le mie intenzioni. Una volta fermata la macchina si spaventò e tentò di scappare, prima mi colpì ai testicoli e il suo cell. mi cadde addosso. Lo presi e lo disattivai. Lei intanto era appena scappata fuori de macchina. Avevo perso la testa per il fatto che poteva rovinare il mio corpo. La insegui nel campo dietro cantiere avevo un coltello poi presi una pietra e senza rendermi conto la colpii alla testa. Pensavo che era meglio chiamare il 118 e poi scappare ma preso dal panico la caricai in macchina e (..) portai il corpo in un campo più sicuro di Mapello”.
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