Milano, 14 lug. (LaPresse) – Sedici anni di carcere per omicidio volontario aggravato da futili motivi. Questa la condanna che il gup di Milano, Stefania Donadeo, ha inflitto a Morris Ciavarella, 31 anni, una delle tre persone che lo scorso 10 ottobre pestarono a morte il taxista, morto dopo un mese di coma. Rinviati a giudizio anche Stefania e Pietro Citterio, che hanno partecipato all’aggressione. I due fratelli scelto il rito ordinario, mentre Ciavarella ha optato per l’abbreviato. La difesa di Ciavarella aveva chiesto la derubricazione in omicidio preterintenzionale, sostenendo che l’uomo non aveva l’intenzione di uccidere.
Partendo dalla pena base di 24 anni per il reato di omicidio volontario, il giudice ha riconosciuto a Ciavarella le attenuanti generiche che si bilanciano con l’aggravante dei futili motivi. Il gup ha invece cancellato l’aggravante della crudeltà. Tenendo conto anche dello sconto di un terzo della pena previsto per chi sceglie il rito abbreviato, il gup ha condannato il 31enne a 16 anni di reclusione. Il pm Tiziana Siciliano aveva invece chiesto 30 anni.
Pietro Citterio risponde con la sorella 28enne di omicidio volontario. Il 26enne andrà a processo anche per incendio doloso, per aver appiccato il fuco all’auto di un testimone (premiato poi con l’Ambrogino d’oro), per minacce e percosse a un fotografo che riprendeva appunto la vettura bruciata. Oggi il gup ha rinviato a giudizio anche Davide Lagreca, accusato di favoreggiamento perché avrebbe cercato di depistare le indagini. Il processo prenderà il via il 19 ottobre prossimo davanti alla Corte d’Assise di Milano.
La famiglia di Luca Massari, parte civile nel processo, ha affidato all’avvocato Cristiana Totis il compito di commentare la sentenza. “Lo scopo della famiglia era ottenere una risposta dell’ordinamento – spiega il legale – e questa risposta c’è stata, perché è stato riconosciuto l’omicidio volontario e non è stato derubricato in preterintenzionale. Per questo non faremo appello”. In aula c’era anche il fratello del taxista, Marco, che non ha voluto rilasciare alcuna commento. “Siamo contenti che siano state riconosciute le attenuanti generiche, per lo spirito con cui Ciavarella ha partecipato al processo e gli è stata invece tolta l’aggravante della crudeltà”, ha spiegato il difensore di Ciavarella, l’avvocato Luca Aldrovandi.
“Tuttavia la qualificazione corretta del reato resta a nostro avviso quella di omicidio preterintenzionale – aggiunge il legale – e faremo appello dopo aver letto le motivazioni”. “Una certa severità era dovuta – conclude l’avvocato Aldrovandi – anche per rispetto di chi ha perso un figlio o un familiare”.
Luca Massari, 45 anni, fu pestato in via Luca Ghini, periferia sud di Milano, il 10 ottobre 2010, dopo essere sceso dal suo taxi per scusarsi per aver investito per incidente un cane. Le sorelle Stefania ed Elisabetta Citterio e la loro amica Sara Panebianco, la proprietaria del cocker lo affrontarono subito. Anche se l’unica a colpirlo, secondo un testimone a cui fu bruciata l’auto, fu Stefania. La 28enne ha sempre parlato di “uno scatto d’ira” nei confronti del taxista, contro cui si sarebbe scagliata ma sarebbe stata “fermata prima di colpirlo”. Poco dopo arrivarono anche Pietro Citterio e Morris Ciavarella, il fratello e il fidanzato di Stefania che hanno iniziato picchiare il taxista. Ciavarella ha ammesso di aver dato un ginocchiata in faccia a Massari e di avergli assestato due colpi, prima che l’uomo cadesse a terra sbattendo la testa. All’arrivo delle forze dell’ordine, nessuno dei testimoni aveva voluto collaborare e gli investigatori si erano scontrati con “un clima desolante di omertà, giustificabile solo dalla fama di violenza che gli aggressori hanno nel quartiere”.
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