Roma, 13 lug. (LaPresse) – Nella rete degli strozzini sono finiti tutti: dal vip, al medico passando per l’imprenditore e il commerciante. Stamattina all’alba la squadra mobile di Roma ha sgominato una banda di usurai che ruotava prevalentemente intorno alla famiglia di Giuseppe De Tomasi, detto ‘Sergione’, esponente nel 1970 della Banda della Magliana. Il giro di affari si aggira intorno ai 100mila euro a settimana. L’operazione, avviata nel 2008, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della capitale, ha portato all’arresto per usura, estorsione e riciclaggio di 11 persone. Che si intrecciano con uno casi di cronaca più noti in Italia: il sequestro di Emanuela Orlandi.
Ed è proprio dall’inchiesta del procuratore aggiunto Gian Carlo Capaldo sui legami tra la scomparsa della Orlandi con la banda della Magliana che inquirenti hanno fatto luce sul gruppo di usurai. ‘Sergione’, hanno detto gli inquirenti, è il ‘Mario’ che, il 28 giugno ’83, sei giorni dopo la scomparsa di Emanuela telefonò a casa della famiglia della ragazza. Mentre il figlio, Carlo Alberto, sarebbe la persona che nel 2005 chiamò alla trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ affermando che nella basilica di Sant’Apollinare a Roma, era sepolto Enrico De Pedis, detto Renatino, il grande capo della Banda della Magliana. In manette è finita una vera e propria holding familiare: Giuseppe De Tomasi, sua moglie, Anna Maria Rossi, la figlia Arianna, la consuocera e il genero.
Una struttura in cui tutti avevano un ruolo preciso: dai semplici autisti a coloro i quali erano destinati a riscuotere le somme dalle vittime. Una sorta di gruppo criminale tra congiunti basato su un imponente giro di usura e la gestione di sale da gioco. Questa mattina sono stati preventivamente sequestrati 10 immobili, 9 società, 12 automezzi e 3 circoli dove si praticava il gioco d’azzardo. Il tasso di usura applicato era del 5 per cento a settimana, quindi il 60 per cento annuo.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata