Per Fondazione Gimbe lunedì prossimo si rischia di avere 3 milioni di positivi

Non si ferma la corsa della variante omicron del covid: secondo i dati dell’ultimo bollettino, gli attualmente positivi hanno sfiorato ieri i due milioni. Numeri che preoccupano la Fondazione Gimbe, che spiega: “Con 2 milioni di positivi e con questo ritmo di crescita, lunedì prossimo rischiamo di avere 3 milioni di positivi“. Lo ha detto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione, intervenuto ai microfoni della trasmissione ‘L’Italia s’è desta’, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
“La previsione dei 2 milioni di positivi purtroppo l’abbiamo azzeccata – ha affermato Cartabellotta -. È evidente che questo sta iniziando a pesare sugli ospedali, con quasi 16mila pazienti in area medica a quasi 1600 in terapia intensiva. Abbiamo quasi l’1% di persone che vanno in area medica e l’1 per mille va in terapia intensiva”.

“Se arriveremo a 3 milioni di positivi, i numeri dei ricoverati desteranno qualche preoccupazione in più. Ad oggi, volendo fare un mimo di proiezione, lunedì prossimo potremmo avere circa 24mila pazienti ricoverati in area medica e circa 1900 pazienti in terapia intensiva – ha aggiunto -. Questo ovviamente porterebbe i tassi di occupazione al 38% e al 20%, questo significa che gli ospedali iniziano ad essere in sofferenza. I problemi di sovraccarico non riguardano solo i pazienti covid, ogni paziente covid che entra in ospedale fa sì che un paziente in meno di un’altra patologia venga assistito”.

E infatti, anche secondo il monitoraggio di Agenas – l’ Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – che monitora le ospedalizzazioni, salgono i ricoveri nei reparti ordinari al 24%, mente sono stabili le terapie intensive, con una occupazione al 17%.

In Italia diverse regioni in crescita a partire dalla Provincia Autonoma di Trento che sale di due punti percentuali al 29%. È quanto emerge dal monitoraggio Agenas sui dati del 9 gennaio.
In salita i ricoveri in intensiva anche in Calabria (18%, +1%), Emilia Romagna (17%, +1%), Friuli Venezia Giulia (21%, +1%), Lazio (21%, +1%), Liguria (21%, +1%), Lombardia (16%, +1%), Umbria (15%, +1%) e Veneto (21%, +1%). Unica regione che registra un calo le Marche(21%, -1%).

Allarme chirurghi: “Riduzione drammatica di interventi generali fino all’80% a causa del Covid”

“La riduzione degli interventi chirurgici è drammatica, questa purtroppo è l’altra faccia del Covid“. A lanciare l’ è il presidente della Società Italiana di Chirurgia (Sic), Francesco Basile che ha manifestato la forte preoccupazione per difficoltà presenti in tutte le regioni a operare. “Posti letto di chirurgia dimezzati, blocco dei ricoveri in elezione, terapie intensive riconvertite per i pazienti Covid, infermieri e anestesisti delle sale operatorie trasferiti ai reparti Covid. In questo modo – continua Basile – l’attività chirurgica in tutta Italia è stata ridotta nella media del 50% con punte dell’80%, riservando ai soli pazienti oncologici e di urgenza gli interventi. Ma spesso non è possibile operare neanche i pazienti con tumore perché non si ha la disponibilità del posto di terapia intensiva nel postoperatorio”.

 

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