La Nazionale di Marcello Lippi divenne campione del mondo sconfiggendo in finale la Francia di Zidane

Quando eravamo re, i padroni del mondo inebriati da una notte da favola sotto il cielo di Berlino. Era il 9 luglio di 18 anni fa, e l’Italia di Marcello Lippi prendeva a pugni il destino reggendo tra mille incertezze e dubbi l’urto dello scandalo Calciopoli per mettersi sul petto la quarta stella di campioni del mondo.

Mondiali 2006, una delle vittorie azzurre più iconiche

A posteriori si disse che l’orgoglio e la fierezza italica di chi non ha nulla da perdere avessero agito da volano per quella fantastica avventura dell’estate del 2006. L’indimenticato Gigi Riva, che faceva parte dello staff tecnico di quella Nazionale, ricordò in una intervista rilasciata mesi dopo, che alla partenza dall’aeroporto di Pisa lasciando Coverciano per la Germania non c’era nessuno a salutare gli azzurri. Al loro ritorno, una folla immensa, tra archi di trionfo e il più classico dei carri del vincitore presi d’assalto da chi alla vigilia aveva invitato gli Azzurri a non presentarsi al Mondiale per una questione di onorabilità.

Quell’impresa, come quella di Spagna ’82 di bearzottiana memoria, confermò quel luogo comune secondo il quale l’Italia nei momenti di massima difficoltà, è capace di dare il meglio di sè. E come la forza del gruppo, la coesione, le scelte tecniche, poche ma chiare, senza avventurose rivoluzioni, siano i veri ingredienti del successo. La Berlino di 18 anni fa sembra davvero assai lontana da quella degli Azzurri di Luciano Spalletti, reduci da uno dei più incolori Europei della storia azzurra recente.

Dalla testata di Zidane all’ultimo rigore di Grosso

Meglio allora ricordare quelle gioie condivise da un’Italia intera che ha fatto scendere dal piedistallo prima la Germania e poi la Francia in finale, ai rigori. Per quel successo inevitabile appellarsi ai ricorsi storici e alla nemesi: all’Italia era sfuggito il quarto alloro iridato proprio nella serie dal dischetto contro il Brasile nella finale mondiale del 1994 a Pasadena negli Usa con quel rigore calciato alle stelle da Roby Baggio. A Berlino gli azzurri andarono stavolta tutti a segno: Pirlo, Materazzi, De Rossi, Del Piero e infine Grosso, mentre la Francia scontava l’errore di Trezeguet che rendeva inutile il suo ultimo tiro.

Prima dell’atto finale ci fu la rete dal dischetto di Zidane, il pareggio di Materazzi, il ‘colpo di testa’ di Zizou sul petto del difensore nerrazzurro, che cambiò l’inclinazione del match. Sul piano sportivo, il 2006 confermò che, a dispetto di tutto, l’Italia calcistica è comunque sempre competitiva. Non si può dire lo stesso adesso con la profonda crisi di talenti da fronteggiare. Po-poo-poo divenne il coro di quell’estate vittoriosa. Il timore è che sia l’unica cosa rimasta di quel 2006 indimenticabile.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata