Sono tanti i rebus che Massimiliano Allegri dovrà risolvere nei prossimi due mesi
I cinque punti di distacco dalla capolista Napoli in questo momento sono forse l'ultimo dei problemi di Massimiliano Allegri. Il ko interno contro la Lazio, che ha interrotto la striscia d'imbattibilità dei bianconeri all'Allianz Stadium dopo 57 gare e che anche per questo motivo ha fatto tanto rumore, ha aperto il vaso di Pandora in casa Juve, rimasto finora socchiuso grazie alle prime sei vittorie in campionato, maturate sulla scia dell'incredibile inizio di stagione di Paulo Dybala.
Proprio i fatali errori dal dischetto della 'Joya' nelle ultime due gare, che di fatto hanno portato la Juventus a lasciare per strada tre punti tra Atalanta e Lazio, non rappresentano però che la punta dell'iceberg. Sono tanti i rebus che il tecnico toscano dovrà risolvere nei prossimi due mesi. Dalla fatica dei nuovi a integrarsi, eccezion fatta per il già inamovibile Matuidi e per la lieta scoperta Bentancur, passando per un Higuain irriconoscibile in questo primo scorcio di stagione, fino a una difesa che, dopo l'addio di Bonucci, fatica a trovare i giusti ingranaggi. E che concede troppi gol (quattro nelle ultime due gare, cinque nelle ultime sei).
Tutti problemi riconducibili, secondo l'Allegri pensiero, a un fattore mentale e psicologico. "Dobbiamo lavorare sui cali di concentrazione, le avvisaglie c'erano già state a Bergamo, col Sassuolo e col Torino. Abbiamo pagato caro un momento di disattenzione", ha ribadito ieri sera il tecnico dei campioni d'Italia. Un blackout di dieci minuti di cui Immobile ha approfittato, facendo il bello e il cattivo tempo, per ribaltare la partita e regalare ai biancocelesti una vittoria che mancava dal 2002 a Torino. Con l'Atalanta, prima della sosta, il copione non si è discostato più di tanto da quello di sabato sera. Avanti di due gol, i campioni d'Italia si sono fatti rimontare.
Una difficoltà di gestione non da Juve, certamente non da squadra che punta a vincere il settimo scudetto. Perché, gira e rigira, il discorso torna sempre lì. "Non abbiamo ancora capito che per vincere il campionato bisogna combattere e fare fatica tutti i giorni", il monito lanciato da Allegri dopo il tonfo contro i biancocelesti, che hanno sorpreso i bianconeri per la seconda volta in due mesi dopo il trionfo in Supercoppa.
Di momenti difficili a Torino il tecnico livornese ne ha già passati – dallo scetticismo iniziale dei tifosi al suo arrivo fino al terribile inizio di stagione due anni fa con il punto più basso toccato a Reggio Emilia dopo la sconfitta con il Sassuolo – ma questo passaggio si profila non meno delicato. Urge ricompattare e motivare un gruppo forse troppo 'scarico' mentalmente dopo i sei trionfi in Italia e lo scotto della finale persa in Champions League.
La chiave, oltre a trovare i giusti meccanismi in campo tra vecchi e nuovi, va trovata all'interno dello spogliatoio. Lo sa bene Allegri, che si attende una risposta dai suoi già mercoledì in Champions League contro lo Sporting Lisbona. "Piangersi addosso non serve a nulla – ha scritto il tecnico nel suo oramai immancabile tweet post partita – Per rialzarsi bisogna reagire sul campo subito". Il confine tra una stagione all'altezza delle aspettative e una di transizione passa dalle motivazioni che l'allenatore saprà trasmettere.
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