A 36 anni cominciò la militanza politica e passò 10 anni in prigione. Ora ha rassegnato le dimissioni

Robert Mugabe, politico ultranovantenne considerato da molti Paesi occidentali un dittatore ostinato, ha rinunciato alla presidenza dello Zimbabwe dopo 37 anni al potere e dopo avere resistito una settimana alle pressioni dell'esercito e alle proteste di strada. A 93 anni di età Mugabe, che aveva annunciato di volersi presentare alle elezioni del 2018 per ricoprire un ottavo mandato presidenziale, ha rassegnato le dimissioni con una lettera recapitata al Parlamento poco dopo che l'aula aveva cominciato a discutere una mozione per l'impeachment presentata dal partito al governo, lo Zanu-Pf.

Dopo 37 anni al potere, dove era arrivato nel 1980, Mugabe aveva cominciato ad avere le ore contate come presidente martedì scorso, quando alcuni carri armati si erano diretti verso la capitale Harare e i militari avevano preso il controllo del Paese, mettendo agli arresti domiciliari Mugabe e la moglie, la first lady Grace. A scatenare la crisi è stata la destituzione, due settimane fa, dell'ex vice presidente Emmerson Mnangagwa, fedelissimo del partito e veterano di guerra: contro di lui si era schierata la first lady Grace Mugabe in vista dell'avvicendamento al marito.

Solo una settimana dopo la rimozione di Mnangagwa, che è fuggito all'estero, gli alti comandanti delle forze armate hanno annunciato che avrebbero adottato "misure correttive" se fossero continuate le "purghe" nel partito. A quel punto è scattato l'intervento militare. L'immagine di Mugabe si è andata trasformando con il tempo: è passato dall'essere considerato inizialmente un eroe dell'indipendenza a essere accusato di fare ricorso alla frode elettorale e alla repressione degli oppositori per rimanere al potere.

Nel processo elettorale del 2008, almeno 200 seguaci della formazione di opposizione nota come Movimento per il cambiamento democratico (Mdc) furono assassinati e migliaia di persone vennero torturate, in un'ondata di violenza che fece precipitare il Paese in una crisi profonda. Allora Mugabe sottolineò che "solo Dio" poteva rimuoverlo dal potere.

Nato il 21 febbraio del 1924 vicino alla capitale Harare, Mugabe, figlio di un falegname e una maestra, si formò alla scuola gesuita prima di diventare professore e studiò in diverse facoltà, fra cui quella di giurisprudenza, tramite corsi per corrispondenza. Cominciò la lotta politica a 36 anni, militando in diversi gruppi della lotta indipendentista dello Zimbabwe dal Regno Unito, ragion per cui fu incarcerato nel 1964. Trascorse in prigione circa 10 anni, si vide obbligato a vivere in esilio e fu uno dei firmatari degli accordi di Lancaster House, che posero fine alla vecchia Rhodesia e avviarono la nuova Repubblica di Zimbabwe, che vide la luce nel 1980. Nelle prime elezioni diventò capo di governo della nascente repubblica, incarico che fu abolito nel 1987 per creare quello di presidente, posto che occupa da allora dopo diverse elezioni di dubbia credibilità.

Durante il suo mandato, Mugabe ha preso decisioni molto controverse, come per esempio le espropriazioni, cominciate nel 2000, di migliaia di aziende agricole di proprietari bianchi. Si trattò di una riforma agraria caotica, mirata a redistribuire le terre alla popolazione nera del Paese. Dalla retorica dura, il veterano uomo di Stato, che accusa chi lo critica di essere "traditori", non ha risparmiato invettive per insultare le potenze occidentali come gli Usa e il Regno Unito, accusandole di fabbricare "bugie diaboliche" su di lui e alle cui sanzioni attribuisce il pessimo stato dell'economia dello Zimbabwe.

Ha inoltre causato grande indignazione internazionale la sua fobia nei confronti degli omosessuali, che ha definito "peggiori dei maiali". Il mese scorso aveva scatenato una bufera la decisione dell'Oms di nominarlo ambasciatore di buona volontà per le malattie non trasmissibili (non-communicable diseases NCDs), tanto che l'organizzazione aveva poi dovuto ritirare il titolo: donatori e gruppi a tutela dei diritti umani erano infatti insorti contro la nomina.

Cosciente della necessità di cambiamento, l'ormai ex presidente dello Zimbabwe, solitamente vestito in abito scuro e cravatta, negli ultimi anni aveva avviato una campagna per trasformare la sua immagine. In diverse interviste, lui che professa con fervore il cattolicesimo, si è mostrato affabile, ha parlato in modo affettuoso dei quattro figli, ha ammesso l'amore che prova per la moglie Grace, di 40 anni più giovane, e ha ricordato la prima moglie Sally, che è morta nel 1992.

Durante il suo mandato i rumors sulla sua salute sono sempre stati costanti da tempo, alimentati dalle ultime apparizioni in pubblico in cui si appoggiava sempre alla moglie. Alla fine, come era apparso chiaro negli ultimi giorni, non sono state le sue condizioni di salute a tenerlo lontano dal potere, bensì le rivalità interne al suo stesso partito e l'intervento dei militari per impedire che la moglie Grace ereditasse il suo mandato.

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