La polemica con la giunta Appendino andava avanti da tempo sulla partita del bilancio

Dopo mesi di scontri, alla fine è arrivata l'ufficializzazione del 'divorzio': i revisori dei conti del Comune di Torino hanno rassegnato le proprie dimissioni. La polemica con la giunta Appendino andava avanti da tempo sulla partita del bilancio, in particolare per la scelta dell'amministrazione di non iscrivere un debito di 5 milioni di euro da restituire alla Ream, società della Fondazione Crt, vicenda che vede indagati la sindaca Chiara Appendino e l'assessore al Bilancio.

"L'organismo di revisione in quanto organo di controllo è per definizione estraneo alle dinamiche politiche e deve essere dotato di supporto adeguato. Per contro, i noti accadimenti degli ultimi mesi hanno generato difficoltà nello scambio delle comunicazioni", scrivono i tre revisori Henri Fenoglio, Maria Maddalena De Finis e Nadia Rosso, "l'assenza di collaborazione dell'ente con il Collegio dei revisori e le pressioni ricevute sono state fonte di disagi operativi e incomprensioni". "Siamo sorpresi delle dichiarazioni dei revisori dei conti", la replica della sindaca M5S, "la giunta e l'ente che rappresento hanno sempre offerto la massima collaborazione. Prendiamo atto delle dimissioni".

Più dura la replica del presidente del Consiglio comunale di Torino, Fabio Versaci: "La mia disponibilità nei confronti del presidente Fenoglio e del collegio tutto non è mai mancata. A riprova di ciò, in questi mesi, è stata mia premura raccogliere diverse prove documentali a testimonianza della costante collaborazione dei nostri uffici. Non solo l'ente ha sempre collaborato, ma anche il Consiglio ha ottimamente esercitato il suo ruolo di controllo e indirizzo, chiedendo spiegazioni sia sui pareri emessi dal collegio, sia sulle inopportune dichiarazioni a mezzo stampa rilasciate del collegio stesso in questi mesi". "Non posso che ritenere gravi e lesive dell'immagine della città di Torino queste affermazioni – attacca Versaci -. Faremo presto chiarezza rispondendo nelle sedi opportune".

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata