Giovedì il relatore Emanuele Fiano presenterà il testo in commissione Affari costituzionali e sarà "l'ultimo tentativo del Pd"

La porta di Silvio Berlusconi non si chiude, ma non si spalanca. Dopo il vertice ad Arcore con i capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, alla presenza irrinunciabile di Gianni Letta e Niccolò Ghedini, l'ex Cav cede, anche se di poco, al pressing di Romani e Ghedini, da sempre fedeli al maggioritario.

Con il Pd "il confronto può e deve continuare" avrebbe detto ai suoi ospiti al pranzo di lavoro a Villa San Martino, ma prima dell'ok definitivo di Forza Italia "voglio vedere il testo". Il leader azzurro si è battuto con forza per un sistema elettorale proporzionale e il Mattarellum corretto non lo convince, soprattutto per quanto riguarda i collegi uninominali, che lo metterebbero in difficoltà in termini di consensi al Nord, dove la Lega è sicuramente più radicata sul territorio. Il lato positivo, di quello che potrebbe essere considerato un compromesso, è che la quota di maggioritario nel nuovo testo base è molto bassa (35%), in sintesi il Rosatellum bis potrebbe essere considerato più proporzionale. Berlusconi tentenna, ma su una cosa è chiaro "è necessario che la legge si faccia in Parlamento e entro la fine della legislatura".

Giovedì il relatore Emanuele Fiano presenterà il testo in commissione Affari costituzionali e sarà "l'ultimo tentativo del Pd", mette in chiaro Maurizio Martina. "Se come io mi auguro, Forza Italia condividerà questa responsabilità – dice ottimista Fiano – il testo potrà avere un consenso significativo". Per ora le consultazioni dem hanno incassato il sì della Lega ("Noi ci siamo", ha detto Giancarlo Giorgetti) e di Ap ("Mi sembra che finalmente si sia scelto il metodo giusto e che ci sia la volontà di superare lo stallo creatosi in Parlamento", ha commentato Maurizio Lupi). Il testo che prevederebbe una soglia di proporzionale (circa i 2/3, 64-65% è la voce che circola) e una di maggioritario (36-35%), dovrebbe abbassare anche la soglia di sbarramento dal 5 al 3%. Modifica che ha ottenuto, anche se con riserva il 'sì' dei centristi. Il plauso arriva anche dalla minoranza dem: "Noi consideriamo che il Rosatellum bis sia un passo in avanti", dice Andrea Orlando che auspica "un'accentuazione del carattere maggioritario della legge".

Un 'no' secco, almeno per ora, arriva da Mdp. "Per adesso – spiega Alfredo D'Attorre che tiene i contatti con Fiano – l'impianto è insostenibile e non condivisibile". A bocciare senza mezzi termini l'ultimo tentativo del Pd è anche Pier Luigi Bersani: "Per quel che si capisce fin qui l'esito sarebbe questo: primo un terzo di collegi con alleanze a geometria variabile. Cioè un orgasmo per il trasformismo – attacca – Chi osa dire che questo assomiglierebbe al Mattarellum può solo essere in malafede. Oppure è fuori come un balcone. Per quel che mi riguarda, se l'esito fosse questo, lo combatterei con tutte le forze che ho. Perché qui non si parla di noccioline. Si parla di democrazia".

Stoppa la nuova proposta anche Giuliano Pisapia, dal palco della festa dell'Unità dem di Imola: Il rosatellum bis è "una proposta peggiorativa del Rosatellum, che prevedeva il 50 per cento di candidati scelti dai cittadini. Con molta probabilità, purtroppo, si andrà a elezioni con un sistema esclusivamente proporzionale. Considerato il percorso seguito fin qui, chiedo: un po' di responsabilità il Pd ce l'ha?", attacca. A sfilarsi, come era prevedibile, il Movimento 5Stelle che non si siede nemmeno al tavolo delle trattative. "Non vogliamo perdere tempo – ribadiscono i parlamentari pentastellati – Renzi ed il Pd sono pronti a varare l'ennnesima legge elettorale incostituzionale solo per ostacolare il MoVimento 5 Stelle". 

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